Un uomo, P.L., pregiudicato e inserito a pieno titolo in una cosca mafiosa operante a Lamezia Terme, è stato arrestato dalla polizia con l'accusa di maltrattamenti in famiglia. Dalle indagini è emerso che l'uomo sottoponeva la donna a ingiurie, violenze fisiche e morali, tali da provocarle stati di sofferenza, privazioni e umiliazioni.

Durante la gravidanza aveva minacciato di buttarla giù per le scale e da ultimo, nel mese di maggio minacciandola di ucciderla con una motosega. Il Gip di Lamezia Terme, all'esito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, ha emesso il provvedimento di custodia cautelare in carcere a seguito del quale P.L. è stato condotto nella casa circondariale, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Quest'ultimo risultato di segue quanto effettuato nel pomeriggio del 27 maggio dal team di specialisti che il commissariato ha destinato permanentemente al settore dei maltrattamenti in famiglia. Infatti, in questa precedente circostanza, è stata eseguita altra ordinanza di misura cautelare personale emessa dal Gip di Lamezia Terme, su conforme richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di M.A. pregiudicato, con la quale è stato disposto nei suoi confronti il divieto di avvicinamento alla convivente e l’applicazione del braccialetto elettronico, attesi i gravi indizi di colpevolezza emersi in relazione al reato di maltrattamenti in famiglia. L'uomo da anni sottoponeva la compagna a violenze fisiche e morali, molestie telefoniche e facendo abuso di sostanze alcoliche, anche ad aggressioni fisiche.

Nel mese di aprile l'aveva condotta in una località montana, lasciandola a piedi, priva del telefono cellulare per poi allontanarsi a bordo dell’autovettura. Sempre nella stessa giornata l’uomo aveva portato con se i figli minori, senza darne notizia alla compagna, con l'intento di trascorrere la notte fuori casa, ospite di conoscenti. La donna, particolarmente allarmata, si era rivolta al commissariato che, dopo rapidi ed efficaci accertamenti, inviava le volanti in servizio in zona montuosa e periferica, dove, presso l’abitazione di un conoscente, venivano rintracciati i minori in compagnia di M.A.