In un tiepido pomeriggio il trasbordo dei corpi dalla nave militare Vega, con l’aiuto dei vigili del fuoco. L’inizio di una storia dentro la storia di cui oggi il cimitero monumentale di Armo è presidio di memoria
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Una pagina straziante di questa interminabile storia di migrazione verso l’Europa destinata a non esaurirsi è certamente lo sbarco avvenuto al porto di Reggio Calabria proprio il 29 maggio di sette anni fa. Dopo il terzo naufragio registrato in pochi giorni nel canale di Sicilia, 45 corpi senza vita erano stati tratti dal mare. Trentasei uomini, sei donne e tre bambini. Appesi a quattro fili i corpi di uomini, donne e addirittura bambini, non sopravvissuti al viaggio verso un futuro diverso, sono stati fatti lentamente “scendere” dalla nave militare Vega sulla banchina di levante del porto di Reggio Calabria. Era il tiepido pomeriggio della giornata del Corpus Domini. Una delle ultime domeniche di un’altra primavera fermata nel tempo.
Nella stessa mattinata di intenso lavoro nell’accoglienza di 629 migranti (419 uomini, 138 donne e 72 minori di varia nazionalità provenienti dal Pakistan, Libia, Senegal Eritrea, Nigeria, Siria, Marocco e Somalia).Invece del ritmo serrato dell’accoglienza nella tensostruttura allestita sulla banchina di levante del porto di Reggio Calabria, oggi rimossa, nel pomeriggio un profondo silenzio e per qualcuno già il pensiero e l’interrogativo: come accogliere anche oltre la vita?
La risposta a questa urgenza fu immediata e corale. Il Comune di Reggio Calabria, guidato dal sindaco Giuseppe Falcomatà, e la comunità della frazione collinare di Armo furono pronti. Di concerto con l’arcidiocesi Reggio Calabria – Bova, le salme vennero sepolte nel piccolo cimitero di Armo, insieme ad altre persone morte in solitudine e povertà. Un cammino di amore e accoglienza oltre la vita, culminato lo scorso anno nella consegna alla città del cimitero monumentale di Armo alla città di Reggio Calabria. Opera segno frutto del progetto finanziato da Caritas Italiana che anche con l’aiuto di molte donazioni e dell’arcidiocesi tedesca di Paderborn. Continua a leggere sul Reggino.it.