Le lamentele sulla sanità calabrese sono praticamente una malattia cronica, con recidive periodiche incontrollate. Si sentono spesso le proteste del personale medico, quelle del personale paramedico, quelle dei pazienti, ma ancora più spesso quelle della politica. Queste ultime si manifestano come lancinanti mal di pancia e richiedono, nella maggior parte dei casi, equipe di dirigenti, manager e amministratori specializzati, da nominare e a cui somministrare ingenti somme di denaro. Non sono storie di corsia, non vanno in barella, sono casi la cui anamnesi si dipana in asettiche stanze di potere. Ci conviene allora tornare ad esaminare il caso nei luoghi della degenza, dove non trovano ricovero le ricette in politichese. Nel reparto di chirurgia Migliori, per esempio, quel famoso dottore, che in qualità di direttore dell’ospedale alla fine dell’800 segnò la rinascita del nosocomio. Il busto di Felice Migliori giace lì, sotto gli sguardi incuranti, di chi passa e non si chiede più neppure: chi ei fu? Gli ammalati sono sistemati in stanzette senza pretese: stile minimal e gusto retrò. Ma non si pretende tanto, anzi si spera di starci il meno possibile lì, se ci fossero troppi confort magari qualcuno vorrebbe intrattenersi più del dovuto. Anche la pulizia, che è essenziale in un ospedale, è …. minimal-chic. La mattina il tè o il cappuccino viene servito nel piattino di plastica (perché chiedere ai pazienti di portarsi una tazza da casa sembra brutto!). Non chiedete ulteriori cuscini oltre a quello a vostra disposizione, dovrebbero rubarlo, per farvi una gentilezza, da sotto la testa di qualche altro paziente. Ora passiamo ad un altro punto dolente. Come per chi va in vacanza ci sono degli optional: alcuni hanno camera vista mare e altri vista interna, anche per le residenze sanitarie (però non sono opzionabili qui!): alcuni hanno i servizi in camera, altri i servizi comuni. Ecco appunto: i servizi igienici. Questa parte del racconto merita proprio un capitolo a parte. Per pudore e rispetto non sono andata a visitare i bagni che si trovano nelle stanze di altri pazienti. Ma quello di una sfortunata paziente che aveva i servizi esterni alla stanza e a alla quale veniva quasi la febbre al pensiero di dover andare in bagno, sì. Quello l’ho visto. Giusto per assicurarmi che i traumi della malattia non le avessero provocato strane allucinazioni. Una volta entrata non ho voluto risparmiare a nessuno le immagini suggestive di questo museo della decadenza. Premetto inoltre che il bagno esterno, l’unico del reparto, oltre a servire ai pazienti delle stanze senza bagno, è utilizzato anche dai parenti che assistono i degenti. Deposito e bagno insieme, perché si sa che i monolocali oggi vanno assai di moda! Si sono soltanto dimenticati di mettere le istruzioni sulla porta. Munirsi di: carta igienica, disinfettanti, saponi e salviette … praticamente è come andare in campeggio!


Ps: aspettiamo ancora di ritornare a tempi Migliori…                     
          

Katia Cairo