Caso giudiziario

«Maysoon in carcere mi chiede “che ci faccio qui?”. Liberatela, pesa 38 chili e ha attacchi di panico»: nuovo appello per Majidi

L’appello delle attiviste del movimento Donna vita libertà: «Sperava di fuggire dal regime e trovare diritti e invece è finita in carcere»

di Redazione Cronaca
22 ottobre 2024
13:29

«Maysoon Majidi è un'attivista, artista e regista curdo-iraniania in carcere da dieci mesi ingiustamente. È una richiedente asilo in fuga da un regime oppressivo. In Italia ha chiesto la protezione internazionale - un diritto sancito da chi scappa dalle persecuzione - e ora si trova ad affrontare un processo in una condizione fisica e psicologica molto grave: fa lo sciopero della fame ed è arrivata a pesare 38 chili. Ha continui attacchi di panico».

A dare l'allarme è Parisa Nazari, mediatrice culturale italo-iraniana e attivista del movimento Donna vita libertà, che in Iran ha ripreso slancio anche a livello internazionale, per chiedere riforme democratiche e la fine della repubblica degli ayatollah, dopo la morte in custodia della polizia morale della studentessa Mahsa Jina Amini, nel settembre 2022. Nazari parla con l'agenzia Dire ricordando che quest'oggi al tribunale di Crotone si terrà una nuova udienza per la 28enne Maysoon Majidi, in vista della sentenza attesa il 5 novembre. L'accusa: favoreggiamento dell'immigrazione irregolare. Ma Amnesty International contesta che tali accuse siano state formulate «sulla base di testimonianze rilasciate subito dopo lo sbarco in Italia e senza la possibilità di un controesame».


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Per lei e per Marjan Jamali, arrestata lo stesso giorno e ai domiciliari con figlio piccolo, Amnesty ha lanciato una campagna. «Majidi - dice ancora Nazari - è una donna scappata da un regime. Sperava di trovare i suoi diritti e la libertà in un paese democratico, e invece è finita in carcere. Più volte sono stati chiesti anche per lei gli arresti domiciliari, come ha ottenuto Jamali, ma le sono sempre stati rifiutati perché secondo il giudice sussisterebbe “pericolo di fuga”».

Nazari riferisce che Majidi ha dovuto lasciare il suo paese per sfuggire alla repressione a causa del suo impegno civile. Prima è andata nel Kurdistan iracheno e poi, a fine 2023, insieme al fratello, si è imbarcata alla volta dell'Europa. Ha raggiunte le coste italiane il 31 dicembre scorso e una volta a terra, è stata arrestata con l'accusa di essere una scafista. «I testimoni su cui si fonda l'accusa- dice Nazari- non hanno mai dichiarato che lei fosse la scafista, bensì hanno detto che l'hanno vista parlare animosamente con chi pilotava l'imbarcazione».

Da allora si trova nel carcere di Reggio Calabria dove si è sempre proclamata innocente e sta osservando lo sciopero della fame. Continua Nazari: «Il popolo curdo», che in Iran costituisce una minoranza etnica, «subisce una persecuzione ulteriore, e infatti Majidi ha aumentato le sue attività di denuncia dopo l'uccisione della studentessa curdo-iraniana a Teheran, Mahsa Jina Amini». Quando la mediatrice culturale incontra Majidi in carcere, la 28enne «scoppia a piangere e mi chiede: “che ci faccio io qui”?» dice Nazari.

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