«Resto aperta perché stavolta mi sono sentito davvero presa in giro». Con questo sfogo parte la protesta pacifica di Veronica Zucco, parrucchiera di Marina di Gioiosa Jonica alle prese, come tanti professionisti del settore, con l’ormai prolungata chiusura della propria attività a causa delle restrizioni imposte dai provvedimenti governativi. Quello che Veronica non comprende è la disparità di trattamento che ha subito la categoria tra un gennaio trascorso in zona rossa a lavorare, e un aprile in zona rossa con forbici posate e caschi spenti. Una situazione che, se da un lato penalizza le imprese regolari, dall’altro favorisce il dilagare dell’esercizio abusivo della professione.

«A gennaio in zona rossa potevamo lavorare, perché ad aprile no?  - si chiede - Non siamo categoria a rischio perché non hanno potuto darci sostegno e ci hanno costretti a lavorare come schiavi. Dallo Stato ho ricevuto soltanto 1600 euro e mi ritengo fortunata perché tante persone non hanno ricevuto nulla. Noi evadiamo le tasse? No, io sono qui a protestare perché il mio salone è perfettamente in regola con tutto. Perché ci troviamo ancora in queste condizioni? Svegliamoci tutti, le serrande devono essere aperte. A gennaio non possiamo essere sicuri e ad aprile a rischio».

L’appello di Veronica è rivolto soprattutto al presidente f.f. della giunta regionale calabrese Nino Spirlì. «Dov’è il nostro governatore? Ci risponda. Io non vado in piazza a fare casino. Resto a casa mia, nel mio sudore, nei miei risparmi. Ho aperto questa attività da 4 anni, e non voglio chiudere».