Le inchieste su Petrini e Pittelli non sono le uniche che hanno acceso i riflettori sui presunti rapporti "ambigui" tra le toghe. Altre indagini sono in corso
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Chi pensava che gli arresti del giudice Marco Petrini, condannato in primo grado e in attesa del processo d’appello, e dell’avvocato Giancarlo Pittelli, al centro di una vicenda giudiziaria che ha suscitato polemiche soprattutto dal punto di vista cautelare, con accusa e difesa che hanno polemizzato fuori e dentro l’aula bunker di Lamezia Terme, potessero chiudere il cerchio sulle presunte commistioni tra mondo della magistratura, delle istituzioni e della criminalità organizzata, si sbaglia di grosso.
Il lavoro investigativo delle procure calabresi, in particolare quelle del distretto giudiziario di Catanzaro, nonché dell’ufficio inquirente di Salerno, coordinato dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, è soltanto l’inizio.
Magistratura e avvocatura: un mondo ancora inesplorato
La procura di Salerno, quando Rinascita Scott era ancora nella fase pre-dibattimentale, aveva ricevuto un faldone sui presunti intrecci tra magistratura e avvocatura nel Distretto giudiziario di Catanzaro. Fatti che sono stati approfonditi e in parte archiviati, non sussistendo alcuna ipotesi di reato a carico della presunta “loggia massonica”.
Ma i magistrati campani, collaborativi con i colleghi di Catanzaro, lavorano su più fronti per verificare l’attendibilità di altre vicende che possono sfociare in inchieste come Genesi, quella che ha visto come protagonista in negativo l’ex presidente della seconda sezione penale della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini. Il tutto si inquadra in un circuito di vicende giudiziarie che hanno come unico comun denominatore quello di scoprire se vi siano stati rapporti “ambigui” di tipo corruttivo tra giudici e avvocati calabresi. Insomma, la vera “bomba giudiziaria” deve ancora scoppiare.