Uno stato di sospensione che destabilizza anche i più determinati. Si vive in bilico tra la voglia di normalità, la speranza di vivere appieno una delle esperienze più belle della propria vita (gli anni delle superiori) e il timore e la paura di esporsi a un rischio che può costare caro. E la confusione che aleggia in questo sofferto processo di ritorno nelle aule delle scuole di secondo grado non aiuta a pacificare i propri conflitti interiori. Con un’istituzione scolastica che, a volte, viene percepita perfino ostile. E una classe decisionale, leggasi politica, che appare essa stessa autoreferenziale più che mai, poco incline all’ascolto. In altre parole maldisposta se non addirittura infastidita dall’incombenza.

Un disagio, quello vissuto in prima persona da migliaia di studenti, che viene riassunto come meglio non si potrebbe dall’accorata lettera che una studentessa vibonese ci consegna nella speranza che il suo grido d’allarme venga percepito, ascoltato, compreso. Anche da una sola persona, dice. E che si rifletta su questa fase drammatica – certamente emergenziale e speriamo irripetibile – che costringe la scuola a ripensare il suo ruolo ma che, soprattutto, rischia di avere effetti devastanti sui suoi principali destinatari. «Sono stanca e triste», «mi sento oppressa», «la scuola sta fallendo e non per colpa della Dad…»: sono solo alcune delle frasi, da brividi, con le quali la studentessa di un prestigioso liceo vibonese che ci ha scritto (e che chiede di restare anonima) esplicita per tracciare il profilo di una scuola «che non è più scuola».

«Vi scrivo – confida – perché sono stanca e vorrei essere ascoltata da qualcuno dato che specialmente in questo periodo dove la scuola è in una situazione davvero delicata, noi studenti non stiamo avendo quasi voce in capitolo dovendo ricorrere a scioperi e manifestazioni per farci ascoltare. Io, da ragazza normale di quinto superiore, di una scuola che spesso viene riempita di complimenti, viene considerata una scuola di alto livello nel vibonese, ma che in questo periodo sta dimostrando nei confronti dei propri alunni solo cattiveria gratuita».
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