L’inchiesta che ha travolto l’Università di Reggio Calabria arriva fino in provincia di Cosenza. Tre dei 52 indagati, coinvolti nell’indagine della Guardia di Finanza e coordinata dalla procura diretta dal magistrato Giovanni Bombardieri, hanno radici nel Cosentino. Si tratta di Elvira Rita Adamo, 32 anni, figlia di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, rispettivamente esponente del Pd calabrese e deputata dem da due legislature, dell’ex rettore dell’Università della Basilicata Aurelia Sole e della figlia Giulia Ida Presta.

Le accuse della procura reggina alle tre indagate cosentine

L’imponente indagine della procura di Reggio Calabria tocca vari livelli, puntando l’attenzione sugli accessi ai dottorati di Ricerca, in particolare quello in “Architettura e Territorio”, bandito nel 2018 con otto posti, di cui i primi sei con borsa di studio. È il caso descritto nel capo nove della rubrica imputativa, dove sono indagati anche Pasquale Catanoso, Gianfranco Neri, Ottavio Amaro, Alberto De Capua, Marina Tornatora, Gaetano Ginex, Michele Trimarchi, Francesca Sabatini e le cosentine Ida Giulia Presta e Aurelia Sole.

Nel caso di specie, gli investigatori ritengono che Catanoso (in qualità di Rettore), Amaro (in qualità di direttore generale), Neri (in qualità di direttore del d’ArTe, Dipartimento di Architettura, De Capua, Tornatora e Ginex (nelle rispettive qualità di membri della commissione esaminatrice, abbiano fatto conseguire ai candidati “indebiti e ingiusti vantaggi patrimoniali, legati alla remunerazione ed alla progressione di carriera discendenti dall’ammissione al corso di Dottorato di Ricerca in “Architettura e Territorio”.

Secondo la procura di Reggio Calabria, Presta sarebbe stata favorita, in quanto l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, selezionò, a dire dell’accusa, i vincitori in base a una scelta preventiva «ed in essenza di una reale comparazione». Sarebbe il caso di Francesca Sabatini, «candidata segnala da Michele Trimarchi, componente della commissione esaminatrice nonché professore ordinario di Scienza della Finanza presso l’Università degli Studi di Catanzaro e direttore del Centro di Ricerca in Economia e Management dei Servizi, collocatasi al secondo posto della graduatoria di merito del dottorato, con borsa di studio dell’Università di Catanzaro». Mentre Ida Giulia Presta, figlia dell’allora Rettore dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole, si collocò all’ottavo posto «nella graduatoria generale di merito con borsa di studio dell’Ateneo», considerato che sarebbe stata «segnalata da Catanoso».

Per la procura di Reggio Calabria, «nel caso della candidata Presta» l’utilità sarebbe consistita «nel mantenimento di stretti legami con gli altri Atenei, tra cui quello della Basilicata, funzionali all’ottenimento di vantaggi ed opportunità, anche lecite, in particolari della possibilità di formare una dottoranda dell’Università di Reggio segnalata da Catanoso presso i dipartimenti dell’Ateneo lucano». Fatti risalenti al periodo settembre-ottobre del 2018.

La vicenda giudiziaria della figlia di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio

Il capo 10 dell’ordinanza cautelare firmata dall’ufficio gip del tribunale di Reggio Calabria è strettamente collegato all’imputazione precedente, in quanto emerge come in realtà Ida Giulia Presta, arrivata ottava, avesse rinunciato alla borsa di studio, posizione poi occupata dalla figlia di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio. Anche in questo caso, secondo la Finanza, Elvira Rita Adamo sarebbe stata segnalata dal Rettore Catanoso. Nel documento si legge che Nicola Adamo ha ricoperto la carica di presidente della Reggio Calabria dal 2005 al 2009, quando invece il presidente della Giunta regionale era Agazio Loiero, mentre Adamo era solo il suo vice.

L’intercettazione tra i Rettori Catanoso e Sole

Il gip di Reggio Calabria scrive in premessa: «La collocazione tra i posti utili è stata determinata dalla segnalazione di Catanoso», che avrebbe indicato Ida Giulia Presta «come candidata che doveva avere accesso al dottorato, risultato, questo, raggiunto malgrado la mostrata incompetenza alle prove scritte e orali da parte della favorita. Al riguardo – secondo il gip – il primo dialogo significativo è stato captato il 28 maggio del 2018, tra il Rettore Catanoso, chiamante, e l’allora Rettore dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole (in carica fino al settembre 2020)». Per gli investigatori, come riporta il giudice cautelare di primo grado, «in questo dialogo si nota l’estrema disponibilità di Catanoso, al quale appartiene l’iniziativa della telefonata», di sollecitare la collega «affinché la Presta compia i passi necessari per il raggiungimento del risultato».

Nella conversazione intercettata dalla Finanza, Catonoso, di buon mattino, chiama ad Aurelia Sole, chiedendole quando la figlia sarebbe scesa a Reggio Calabria, dichiarandosi disponibile a prenderla alla stazione ferroviaria. «Una giornata deve venire qua… mezza giornata ecco» dice il Rettore Catanoso, che poi ha aggiunto: «O se preferisce andare a Roma, va a Roma eh dal professore Neri”. L’unico passaggio che assume contorni sospetti è quello captato tra il dg Amato e il professor Neri. “Tu ne hai ragazzi che hanno presentato… che sono bravi?» ha chiesto Amato e Neri ha risposto «una sì…». Ancora il dg: «C’è sta Sole come dice il rettore credo che sia brava, non so chi altro”. Per il gip “emerge chiaro come Amaro, direttore generale», sia a conoscenza che la Presta sia «sponsorizzata dal Rettore».

Neri stesso, rilevano i finanzieri, afferma nel corso di una telefonata con Alberto De Capua che la figlia del Rettore Sole è “mediocre”. Circostanza in qualche modo confermata da un dipendente amministrativo dell’Ateneo che commenta con il professore Neri, l’esito negativo della prova scritta presentata da Ida Giulia Presta. Che quest’ultima non fosse considerata in modo positivo dagli addetti ai lavori, lo si capisce bene in un’altra intercettazione tra il professore Neri e Ottavio Amaro, venuti a conoscenza della rinuncia della ragazza cosentina. «Aveva portato un curriculum… famme vede… tutto di tipo professionale, con delle cose che facevano raccapriccio». Il dg Amaro, però, aggiunge come in realtà avesse già informato Catanoso del fatto che la candidata «era scarsa».

Caso Presta, le valutazioni del gip

«Appare alquanto evidente - si legge nelle carte dell’inchiesta - che Ida Giulia Presta sia stata favorita nell’ambito della selezione, come risulta dal fatto che gli indagati, sebbene abbiano contezza di certi aspetti sulla candidata Presta, che non apprezzano dal punto di vista professionale, si sono attivati al fine di assicurarsi il suo utile inserimento in graduatoria. Si capisce che l’interesse diretto era di Catanoso e che un ruolo centrale è stato poi assunto da Neri che ha curato i rapporti con la commissione giudicatrice. Ma anche l’Amaro si è interessato con il Neri della questione riguardante la Presta». I contatti tra Catanoso e Sole proseguiranno anche nel mese di ottobre del 2018, quando il Rettore di Reggio Calabria voleva individuare altri Atenei dove inviare i suoi dottorandi e contatta proprio la collega della Basilicata.

Il caso della figlia di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio

Elvira Rita Adamo risultava non a posto con i documenti. La questione viene captata in modalità ambientale il 10 settembre del 2018, in un colloquio tra il Rettore Pasquale Catanoso e il dg Ottavio Amaro. Il primo aveva chiesto al direttore di sanare questa situazione, «tu stesso con un decreto del direttore» e quest’ultimo aveva precisato. «Rettore devo dire una cosa: io a Nicola Adamo lo conosco da 20 anni…e non si dica che ci sia un…» riferendosi al fatto che nessuno avrebbe dovuto mettere in dubbio la sua imparzialità. Catanoso sul punto lo aveva definito come un «permaloso di Polistena».

Nell’Ateneo di Reggio Calabria, comunque, quasi tutti conoscevano la Adamo, indicata come «figlia di». Il gip tuttavia non ha creduto a Catanoso che, circa le capacità di Elvira Rita Adamo, aveva evidenziato che «questa qua se si è laureata a Londra ha fatto esperienza, rispetto ai nostri che non servono a un cazzo… vincerà… qual è il problema? Dovete fare in modo che non ci sia un favoritismo, che venga in automatico, mi sono spiegato? Perché io sono dell’avviso che questi ragazzi devono trovare il meglio Ottavio e te l’ho detto cento volte il motivo hai capito?».

Corruzione e abuso d’ufficio, cosa scrive il gip di Reggio Calabria sui casi cosentini

A conclusione dell’analisi delle risultanze investigative, il gip di Reggio Calabria ritiene sussistente la gravità indiziaria per il caso che coinvolge Ida Giulia Presta. «Le parti dell’accordo corruttivo risultano da un lato la Presta, beneficiaria dell’atto contrario ai doveri d’ufficio, e la madre Aurelia Sole, legata a Catanoso dalla relazione di reciproca utilità, dall’altro il Rettore e i concorrenti che hanno dato attuazione alla sua “segnalazione”, ovvero i membri della commissione – Tornatora, De Capua e Ginex – nonché con Neri e Amaro, quali interlocutori della commissione e portavoci della volontà del Rettore».

Per quanto riguarda Elvira Rita Adamo, «dalle intercettazioni è emerso come sia stato direttamente Catanoso a segnalarla», condotta che integrerebbe quindi il reato di abuso d’ufficio, «alla commissione, ed in particolare a parlare con Amaro affinché fosse adottato un rimedio al problema della mancata allegazione, da parte della candidata, di una documentazione necessaria alla domanda di partecipazione al dottorato, non specificatamente indicata nel dialogo» con il dg Amaro. «Il Rettore lo esorta, infatti, a trovare una soluzione che non appaia all’esterno come un favoritismo».

Concludendo le valutazioni per i capi 9 e 10, il gip ritiene che «emerge un quadro istituzionalmente sconcertante. Nulla avviene nella legalità in sede di selezione, tutto è soffocato da logiche clientelari».