L'operazione dei carabinieri denominata "Solstizio d'estate" ha portato al sequestro di 9 tonnellate di prodotti alimentari in tutta Italia. Scoperte 35 imprese irregolari e denunciate 8 persone
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Oltre 60 attività del comparto agroalimentare sull'intero territorio nazionale sono stati ispezionate dai Reparti Tutela Agroalimentare dei carabinieri. Controlli tesi a salvaguardare il settore produttivo e garantire sicurezza e qualità del cibo. In provincia di Cosenza, è stato denunciato il legale rappresentante di una fabbrica di liquori per aver commercializzato, etichettandoli come DOP, prodotti realizzati con liquirizia biologica non a denominazione di origine.
Le violazioni
Dalle verifiche effettuate nelle 60 attività sono emerse violazioni in materia di rintracciabilità, etichettatura ed evocazione dei marchi di tutela, che hanno condotto al sequestro di 8.892 kg di prodotti alimentari (farine, cereali, ortofrutta, salumi e carni suine lavorate, prodotti lattiero caseari e ittici, vino, pasta e altro). Con l'operazione 'Solstizio d'estate' sono stati ottenuti questi risultati: riscontrate 35 imprese irregolari; contestate sanzioni per 36.200 euro; impartite 18 diffide ad adempiere per violazioni sanabili sull'etichettatura e le evocazioni DOP/IGP; denunciate 8 persone per frode in commercio (515 c.p.) e inosservanza dei provvedimenti dell'autorità (art. 650 c.p.).
Le denunce
In particolare, sono stati anche denunciati: in provincia di Asti, l'amministratore di una società agricola poiché commercializzava del vino comune da tavola con etichettatura richiamante le DOCG Barolo, Barbaresco e Gavi e la DOC Primitivo di Manduria; in provincia di Roma, i 4 rappresentanti di un'impresa industriale poiché commercializzavano 1.355 confezioni di prodotti trasformati evocanti la DOP Mozzarella di Bufala Campana; in provincia di Salerno, il proprietario di un caseificio in quanto dalle analisi di laboratorio, eseguite su campioni di mozzarella di latte di bufala, veniva rilevata la presenza di latte vaccino superiore al 70%; in provincia di Potenza, il titolare di un caseificio per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità, poiché continuava l'attività produttiva nonostante la medesima fosse stata sospesa per carenze igienico sanitarie.