«Io sempre dalla parte dello Stato. Sempre a favore della legalità. Eppure sono stato costretto a vivere un calvario giudiziario lungo 4 anni». Il sindaco di Stefanaconi ed ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano, sta cercando di elaborare e metabolizzare la sua vicenda, ma inevitabilmente l’amarezza ha il sopravvento. I sei procedimenti penali aperti a suo carico da quando è stato eletto sindaco si sono risolti in altrettanti proscioglimenti, ma le conseguenze sulla sua vita personale e sulla sua carriera politica sono forse irreversibili.

«Sono profondamente addolorato». È questo lo stato d'animo con cui accoglie il microfono di Lacnews24. A finire sotto i riflettori della Procura è stato anche il padre, Nicola, accusato in due circostanze di abusi edilizi per una cappella cimiteriale e per un pergolato di ferro in giardino: «Un procedimento archiviato a conclusione delle indagini preliminari e l’altro definito nel processo con sentenza di piena assoluzione».

A turbarlo maggiormente è stata «l’infamante accusa dell’aggravante mafiosa, anche quella venuta meno», spiega Solano. «Io sempre stato dalla parte della legalità», rimarca, e ricorda una pagina della storia del suo paese, la cosiddetta "Primavera di Stefanaconi", che lo vide in prima linea, insieme a diversi dei suoi attuali amministratori, al fianco del primo sindaco antimafia della Calabria, Elisabetta Carullo, cugina di Solano, amministratore coraggio finita sotto scorta negli anni '90, quelli degli attentati e delle ritorsioni contro chi era impegnato in politica e nel sociale.