VIDEO | La Corte d'Appello ha deciso di rinviare l'udienza al 10 novembre per sentire anche i consulenti della donna, che ora chiede giustizia: «Dire che è pazzo sarebbe dare una giustificazione alla violenza» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Si è aperto ieri un nuovo capitolo legale per il processo a Ciro Russo, l’uomo che tentò di uccidere sua moglie dandole fuoco. Si è discussa, infatti, la perizia medica eseguita, su richiesta della Corte d’appello. Le conclusioni lasciano l’amaro in bocca alla donna che porta su di sé i segni della follia andata in scena quel 12 marzo del 2019 e al padre, Carlo Rositani, che in tutti questi anni ha combattuto con tutte le sue forze per ottenere giustizia.
Ciro Russo, per il Ctu (Consulente tecnico d'ufficio, ndr) è un semi-infermo di mente: «Al momento dei fatti – si legge nelle conclusioni – la sua capacità di intendere e di volere era parzialmente compromessa ma, con ragionevole certezza, non totalmente abolita». Ma poiché residuano dei dubbi in merito alla valutazione fatta, la Corte d’Appello, in accoglimento della richiesta avanzata dalle parti civili e dai legali di Maria Antonietta, ha rinviato l’udienza al 10 novembre per sentire il consulente tecnico in contraddittorio con i consulenti di parte.
La delusione del padre di Maria Antonietta
Resta la delusione di un padre che ha visto la figlia per anni sottoposta ad estenuanti e dolorosi interventi e che per anni ha lottato affinchè fosse fatta giustizia: «In tutta questa vicenda abbiamo avuto contro lo Stato, e quello che è successo poteva essere evitato se solo le denuncie di mia figlia fossero state ascoltare. Ciro Russo è un criminale lasciato libero e quello che ha commesso è un delitto premeditato. Negli atti risulta che si fece comprare un salvadanaio proprio perché era tutto premeditato e doveva raccogliere i soldi per raggiungere Maria Antonietta. Per me era come un figlio, sarebbe stato più semplice pensare che era pazzo ma non è così. Sono molto deluso e amareggiato perchè la serenità di mia figlia è stata compromessa, le sue cicatrici rimarranno per sempre e dover lottare ancora oggi per avere giustizia non è sostenibile. Lo Stato la dovrebbe tutelare e difendere».
Quello di papà Carlo è l’ennesimo grido di giustizia, l’urlo di un padre comprensibilmente stravolto dall’aver visto la vita della figlia appesa un filo e, dopo anni di battaglie legali, ancora una volta è tutto rimesso in discussione. Proprio così, perchè la perizia pschiatrica fatta dal perito nominato dalla difesa di Russo, in merito alla sua infermità mentale, era stata rigettata già in primo grado. Si riapre, dunque, un incubo ma per Maria Antonietta anche se le cicatrici sono sono un segno di vittoria, da sopravvissuta teme per i suoi cari.
Le parole della vittima
Maria Antonietta continua la sua lotta e lo fa anche a nome di tutte quelle donne che non sono sopravvissute ai loro aguzzini. «Credo che in questa storia non ci siano dei vincitori perchè in ogni caso un sconfitta io la ho avuta. Ma ho avuto anche una grande rivincita ed è quella di essere qui oggi in tribunale. Io l’unica cosa che chiedo è giustizia, per me e per tutte quelle donne che non ci sono più e per tutte qeulle che, invece, hanno paura di denunciare perchè pretendono sicurezza per loro e certezza della pena».
Per una donna che ha trovato il coraggio di denunciare non è facile tornare in aula e riaprire quelle ferite che ancora fanno male: «Se Ciro Russo verrà dichiarato capace di intendere e di volere nel momento del fatto, come ne sono certa io, sicuramente potrò dire che è stata fatta giustizia, indipendentemente dagli anni di pena. Questa deve essere giustizia fatta per noi donne che subiamo maltrattamenti e violenze perchè non si può dare una giustificazione alla violenza».
E lo sguardo è sempre rivolto alla sua famglia, al padre che l’ha sostenuta, ai fratelli, ma soprattutto ai suoi figli e alla piccola nipote: «Questi uomini non sono pazzi, sono criminali – ci dice Maria Antonietta – sono uomini malvagi. Quest’uomo non è pericoloso solo per me ma anche per gli altri e basta ricordare cosa ha fatto perchè per fare del male a me ha messo in pericolo tutti quelli che erano presenti, ragazzi vicino alla scuola, macchine, passanti. Potevo non bruciare solo io. Ma anche tutti gli altri femminicidi ci raccontano di donne massacrate e con loro le persone che gli stavan vicino. Se lui potrà essere libero tra qualche anno non sarà pericoloso solo per me ma per tutti i miei cari».