Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha anche annullato con rinvio 15 posizioni per l’aggravante mafiosa di un solo capo di imputazione. Riconosciuti i risarcimenti per le parti civili
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Regge anche nell’ultimo grado di giudizio l’impianto accusatorio del processo denominato Malapianta-Infectio e che cristallizza (nel procedimento giudicato con rito abbreviato) l’esistenza delle cosche Mannolo e Zoffreo sul territorio di San Leonardo di Cutro. L’inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza di Crotone e coordinata dal pm della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, contempla gli illeciti commessi dalla consorteria “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone” che ha depredato per anni il comprensorio dello Jonio crotonese. Il controllo delle attività economiche era appannaggio delle famiglie di mafia che hanno sfruttato per il proprio tornaconto la ricchezza turistica del territorio, in particolare insidiandosi nella gestione dei villaggi turistici.
La denuncia di Notarianni
Esempio della rapacità delle cosche di San Leonardo è la storia di “Porto Kaleo”, villaggio turistico vessato dalla malavita come tutti quelli presenti tra Steccato di Cutro e Cropani. Manodopera imposta, come imposto era il caffè che il resort doveva comprare, e non solo. C’era anche da pagare per evitare ritorsioni. Dopo anni di vessazioni e 800mila euro estorti, l’imprenditore Giovanni Notarianni, proprietario di Porto Kaleo, ha denunciato ogni cosa e le sue parole sono diventate pietre nell’inchiesta “Malapianta”. Il testimone di giustizia – rappresentato dall’avvocato Michele Gigliotti – ha dato un contributo di pregio alle indagini.
Annullamenti con rinvio
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza relativa alle posizioni di Mario Falcone (4 anni in appello) e Daniela Mannolo (2 anni e 10 mesi in appello) relativamente a un solo capo di imputazione. Nuovo processo, relativamente a un solo capo di imputazione, anche per Sherif Arapi, (3 anni e 4 mesi in appello), Fabrizio Conti (3 anni in appello), Emiliano Regni (3 anni e 8 mesi in appello) e Natale Ribecco (6 anni e 8 mesi in appello). Annullata con rinvio la sentenza per Domenico Basile (4 anni, 8 mesi in appello) limitatamente all’aggravante mafiosa di un solo capo di imputazione tra quelli contestati.
Annullata con rinvio la sentenza nei confronti di Antonio Barbaro (14 anni in appello), Antonio Bevilacqua (10 anni in appello), Mario Cutrì (14 anni in appello), Cosimo Manetta (11 anni e 5 mesi in appello), Leonardo Passalacqua (11 anni in appello), Alessandro Perini (11 anni e 8 mesi in appello), Gregorio Procopio (10 anni in appello) e Luigi Raso (12 anni in appello) limitatamente all’aggravante mafiosa di un solo capo di imputazione tra quelli contestati.
Condanne definitive
Rigettati i ricorsi e definitive le condanne per Pasquale Gentile (19 anni e 9 mesi), Giuseppe Mannolo (19 anni e 9 mesi), Francesco Passalacqua (10 anni, 2 mesi e 20 giorni), Fiore Zoffreo (20 anni), Leonardo Zoffreo (18 anni).
La Cassazione, inoltre, dichiara inammissibili i ricorsi di Dante Mannolo (6 anni), Mario Mannolo (19 anni e tre mesi), Elio Passalacqua (11 anni, 2 mesi e 20 giorni) e Alessandro Caputo (3 anni). Anche le loro condanne diventano definitive.
Riconosciuti i risarcimenti per le parti civili: Comune di Cutro, l’imprenditore Giovanni Notarianni e società Alberghi del Mediterraneo.