VIDEO | L'imprenditore vibonese ha raggiunto lo stabilimento di San Pietro Lametino nei pressi del quale questa notte sono stati esplosi colpi di pistola. Ha tranquillizzato i dipendenti e ha ribadito l’intenzione di continuare a lottare
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«Ci facciamo forza, perché dobbiamo essere forti, sebbene questi episodi ci feriscono nel profondo». Non riesce a trattenere le lacrime Pippo Callipo. Sono trascorsi due giorni dall’intimidazione, l’ennesima, subita nella notte tra sabato e domenica, quando da un'auto in corsa sono stati esplosi alcuni colpi di pistola dinnanzi al magazzino dell’azienda Callipo, situato nella zona industriale di San Pietro Lametino, nel Catanzarese. Spari in aria per affermare la presenza della criminalità e lanciare un messaggio: qui comandiamo noi. «Nessuno mi ha chiesto soldi o altro, aspettano che sia io a contattarli - riflette Callipo - ma io conosco un'unica strada: quella che porta alla stazione dei carabinieri o al commissariato di Polizia per denunciare. Così ho fatto tutte le altre volte che ho subìto un danneggiamento».
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Nel corso degli anni sono stati tanti gli episodi che hanno visto il re del tonno e le sue aziende nel mirino della criminalità. E lui, uno degli imprenditori più noti della Calabria, non nasconde l’amarezza ma non si lascerà intimidire. «Abbiamo denunciato anche questa volta. Purtroppo le telecamere di videosorveglianza, poste sui pali dell’illuminazione che circondano l’area industriale, non funzionano». Il motivo? Mancano i soldi per la manutenzione. «Le telecamere funzionanti potrebbero rappresentare un deterrente efficace – si rammarica l’imprenditore vibonese - e invece, i criminali continuano ad agire indisturbati».
La notizia dell’intimidazione è arrivata nel cuore della notte. «Ho ricevuto la chiamata dal vigliante che presidia il magazzino di notte - dice –. Ho subito pensato ai miei figli, ai quasi 500 dipendenti, e mi son detto: “Pippo forza, avanti tutta!”». Alle istituzioni lancia un appello usurato dalla reiterazione ma ancora purtroppo attuale: «Serve maggiore attenzione verso questo territorio. Bisogna mettere la zona in sicurezza. Qui c’è gente che lavora onestamente che va protetta».
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Ci accoglie nel grande deposito che ha aperto un paio di anni fa. Ci mostra i locali dove la merce viene stoccata, impacchettata e spedita. È tutto automatizzato. «In questo stabilimento lavorano 15 persone. Tutte del posto», precisa Pippo Callipo, che stamattina ha raggiunto San Pietro Lametino per rassicurare i suoi collaboratori. «L'ho detto anche a loro: andremo avanti. Da qui non ce ne andiamo». Un impegno che richiama il suo slogan più celebre, “Io resto in Calabria”. Parole d’orgoglio per la propria terra che ora, però, alla luce dell’ultima intimidazione, assumono un significato amaro. «Penso a quanti mi suggeriscono di invogliare gli imprenditori del Nord ad investire qui. Ma come si fa a promuovere questa terra se ancora succedono queste cose? Chi è disposto a subire tutto ciò?». Si ferma qualche secondo. Si guarda attorno e aggiunge: «Al Nord le cose funzionano meglio. Noi imprenditori del Sud siamo degli eroi, perché continuiamo a lavorare con testardaggine per offrire una possibilità di sviluppo a questa terra. Non ho mai pensato di andare via. Sono disposto a subire. A lottare. Ma questa terra non la lascio», conclude con la voce spezzata dal pianto.