«Noi siamo preoccupati per diversi motivi, in primo luogo perché sembrano assegnare alle Regioni funzioni di carattere amministrativo e non di carattere legislativo e programmatorio tipiche, appunto, delle Regioni. Quelle amministrative sono, invece, tipiche dei Comuni e così facendo rischiamo una proliferazione di agenzie ed enti, complicando di fatto il rapporto con i cittadini». Lo ha detto il presidente di Anci, Antonio Decaro questo pomeriggio a Catanzaro per una iniziativa contro la riforma dell'autonomia differenziata che ha visto la partecipazione di quattro dei cinque sindaci delle città capoluogo. Hanno infatti partecipato Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, Vincenzo Voce, sindaco di Crotone, Franz Caruso, sindaco di Cosenza e Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria

«Contemporaneamente i Lep, i livelli legati alle prestazioni, devono essere finanziati e ad oggi c'è uno studio fatto sul piano giuridico normativo ma non economico e finanziario. In un momento in cui i Comuni chiedono 36 milioni di euro allo Stato per fare un altro passo in avanti rispetto alla distribuzione dei fondi comunali. I Comuni l'hanno fatta la perequazione - dice Decaro - superando la spesa storica, avevamo bisogno di 26 milioni, ci chiediamo come sarà possibile  finanziare 50-80 miliardi di euro come dice qualcuno per i livelli legati alle prestazioni». 

«Noi abbiamo paura - ha aggiunto Decaro -, rischiamo di far diventare più ricco chi era già ricco e più povero chi era già povero se non si interviene sui livelli delle prestazioni con risorse aggiuntive. Io personalmente e indipendente dal mio ruolo di presidente di Anci - afferma  Decaro - sono contrario alla riforma di modifica del titolo V che è stata fatta diverso tempo fa, ed è stata fatta dalla mia parte politica. Se non avessero fatto quell’errore riformando il titolo V - continua il presidente di Anci - allora probabilmente ora stavamo parlando di autonomia differenziata e non ci saremmo così posti il problema di un futuro che può vedere in Italia ancora più frammentata. Un paese in cui magari non riusciremo ad assicurare come previsto dalla costituzione gli stessi diritti, indipendentemente da dove un cittadino nasce e da dove un cittadino decide di andare a vivere».

«Non si tratta - ha chiarito Fiorita - sicuramente nè della nascita di un partito dei sindaci, nè di un'iniziativa volta ad assumere un posizionamento politico. Piuttosto - ha aggiunto - intendiamo lanciare un tema centrale che riteniamo, potenzialmente, come la pietra tombale di ogni prospettiva di sviluppo del Sud perché ispirato alla filosofia del dare di più ai ricchi e del comprimere le risorse a disposizione del Sud. Il senso di questa iniziativa e mettere insieme i sindaci che sono le sentinelle, gli avamposti dei territori che della comunità tutta a prescindere dai colori politici devono curare gli interessi metterli al centro di un dibattito politico anche alla luce i prezzi di posizioni così autorevoli come quelle del presidente della Regione che dicono che per come si sta sviluppando e cioè senza aver definito prima i lep autonomia differenziata sia da rigettare in toto». 

«Questa riforma - ha sostenuto Vincenzo Voce - allontanerà ulteriormente le due Italie che già esistono. E noi sindaci lo diciamo perché viviamo la quotidianità di alcune situazioni politiche sociali come la mancanza di lavoro».

Di «iniziativa significativa per la Calabria» ha parlato Franz Caruso secondo cui «è importante vedere quattro sindaci coesi e uniti a rappresentare una posizione di difesa del Sud rispetto ad un'ipotesi scellerata di divisione della del territorio in 20 piccole repubbliche. La riforma del titolo V del 2001 non ha fatto bene alla nostra al nostro Paese - ha aggiunto - e lo dico da uomo di sinistra ma il ddl Calderoli acuirà ancora di più differenze, contrasti e divisioni». 

«Sarebbe banale - ha sottolineato Giuseppe Falcomatà - definire l'autonomia differenziata un tema squisitamente del Sud. Questa iniziativa legistaltiva spacca in due il Paese e un governo che parla sempre di tricolore sul petto e dell'importanza dell'unità nazionale sinceramente dovrebbe porsi il problema di come si correrà il rischio di allargare il divario che c'è tra il nord e il sud».