“Ancora una volta per un fatto gravissimo come questo, così come per l’attentato dinamitardo di via Piave, siamo stati costretti a fare il giro delle sette chiese e a rivolgerci a privati per acquisire i filmati dei loro impianti di videosorveglianza”. Il procuratore di Lamezia Salvatore Curcio lo ha rimarcato più volte. Prima durante la conferenza stampa inerente gli arresti della presunta coppia killer per l’omicidio del fruttivendolo di etnia rom Francesco Berlingieri, e poi anche a margine.

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L’inadeguatezza dell’impianto di videosorveglianza della città della Piana allunga i tempi delle indagini, le rende più farraginose, costringe gli inquirenti a bussare ai privati e agli esercizi commerciali uno ad uno e poi a rimontare il tutto. “In più occasioni e sempre in circostanze relative ad attività per reati di un certo allarme sociale - ha aggiunto - la Procura della Repubblica di Lamezia Terme ha sottolineato la necessità di implementare un servizio di videosorveglianza della città assolutamente deficitario e carente che rende difficilmente acquisibili le videoriprese”.

Tiziana Bagnato