L’avvocatura italiana da tempo si batte per la separazione delle carriere dei magistrati, una riforma che il governo Meloni sta portando avanti con determinazione. A tal proposito, il presidente della Camera Penale di Cosenza, l’avvocato Roberto Le Pera, ha espresso il proprio punto di vista su questo tema centrale, soffermandosi anche sulla questione dei maxi processi e del cosiddetto “nomadismo giudiziario”.

La separazione delle carriere: una battaglia dell’avvocatura

Intervenendo sulla riforma della separazione delle carriere, Le Pera nel corso dell'intervista a Cosenza Channel, ha ribadito con forza l'importanza di questa modifica strutturale. «I numeri parlano chiaro: 4.920 arresti per ingiusta detenzione negli ultimi sette anni significano altrettante vite spezzate. Solo nove giudici sono stati sanzionati disciplinarmente per questi errori. Questo dimostra un problema strutturale: il giudice della fase delle indagini preliminari troppo spesso accoglie acriticamente le richieste di misura cautelare della pubblica accusa, determinando errori giudiziari gravi».

Secondo Le Pera, l’unico modo per evitare questi errori è garantire la netta separazione tra magistratura inquirente e giudicante: «L'autonomia e l'indipendenza della magistratura sono principi costituzionali, ma non lo è l'unitarietà delle carriere. Mantenere unite le due funzioni crea un appiattimento che può influenzare le decisioni giudiziarie. Per questo motivo la riforma è essenziale».

L'avvocato Roberto Le Pera

A chi sostiene che la separazione delle carriere possa portare a un pubblico ministero assoggettato al potere esecutivo, Le Pera risponde seccamente: «È una menzogna. La riforma dell’articolo 104 della Costituzione prevede che giudici e pubblici ministeri restino indipendenti da ogni altro potere. Se poi si dice che il pubblico ministero verrebbe escluso dalla giurisdizione, ricordo che l'articolo 111 della Costituzione non parla di pubblico ministero terzo e imparziale, ma solo di giudice terzo e imparziale. Dunque, il pubblico ministero è e resta una parte processuale».

Un dibattito acceso tra giuristi

La riforma non gode di un consenso unanime. Tra le voci contrarie c’è quella del Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, che ritiene la separazione delle carriere un rischio per l’indipendenza della magistratura. Le Pera, però, si dice convinto che queste preoccupazioni siano infondate: «Il 5 marzo l’Unione delle Camere Penali incontrerà la premier Meloni e l’ANM per ribadire che autonomia e indipendenza del pubblico ministero non vengono meno con questa riforma».

Un altro aspetto critico del dibattito riguarda il sorteggio dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Secondo Le Pera, questa misura potrebbe aver contribuito alle proteste della magistratura più di quanto si ammetta apertamente: «Non è che forse senza l’introduzione del sorteggio tutte queste polemiche non sarebbero nate?».

La battaglia contro il nomadismo giudiziario

Oltre alla riforma delle carriere, la Camera Penale di Cosenza si è battuta per garantire che i maxi processi vengano celebrati nella loro sede naturale, evitando il cosiddetto “nomadismo giudiziario”. Secondo Le Pera, il Tribunale di Cosenza dispone di strutture adeguate per ospitare anche processi con un elevato numero di imputati.

«La relazione ufficiale del Ministero della Giustizia, su richiesta del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, conferma che le aule della Corte d’Assise e l’aula 9 sono dotate di tutti gli strumenti necessari per la celebrazione di processi di grande portata, inclusi collegamenti con le case circondariali di tutta Italia».

Nel recente passato, Cosenza è stata esclusa dalla celebrazione di processi di grande rilievo a favore di altre sedi come Lamezia Terme, Catania e Castrovillari. Per questo, la Camera Penale di Cosenza chiede ufficialmente il ritorno del processo Reset nella sua sede naturale: «Ci rivolgiamo alla Presidente del Tribunale di Cosenza, la dottoressa Mingrone, e alla Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, la dottoressa Epifanio, affinché, alla luce di questa relazione ministeriale, si possa correggere la decisione che ha portato all’esclusione di Cosenza».

Il ricordo di Enzo Lo Giudice

L’avvocato Le Pera ha chiuso l’intervista con un riferimento al compianto Enzo Lo Giudice, maestro del diritto, che già venti o trent’anni fa sosteneva la necessità della separazione delle carriere: «Il problema è nella cultura del giudice e del magistrato. Abbiamo due diverse culture della prova: una del pubblico ministero e una del giudice. Separare le carriere non è un’opzione, ma una necessità per garantire un giusto processo».