«Vogliamo difendere il sistema costituzionale, far capire alla gente che questa protesta non ha un interesse personale, ma è fatta per garantire giustizia al Paese. Non riusciamo a comprendere quale sia il disegno di chi vuole una modifica senza senso e senza alcuno scopo di responsabilità».


È netto ai microfoni del network LaC il procuratore capo del tribunale di Palmi Emanuele Crescenti e sulla riforma della giustizia è sceso in campo per difendere la base fondamentale del Paese, la Costituzione.


In un contesto caratterizzato da dibattiti intensi e controversi, la riforma propone un ampio rinnovamento del sistema giudiziario, ponendo l'accento sulla separazione delle carriere. Crescenti ha sottolineato l'importanza di una giustizia che sappia rispondere prontamente alle esigenze della società, evidenziando come un sistema più agile possa contribuire a ridurre il sovraffollamento dei tribunali e accelerare i procedimenti penali. Il procuratore ha evidenziato le criticità legate alla riforma, esprimendo preoccupazioni riguardo a possibili ripercussioni sulla tutela dei diritti fondamentali degli individui e sul ruolo della magistratura. Con uno sguardo attento agli sviluppi futuri, Crescenti offre spunti di riflessione importanti per comprendere il delicato equilibrio tra efficienza e giustizia, invitando a un dialogo costruttivo tra enti governativi, magistrati e cittadini.

«Non protestiamo per interesse personale: i nostri stipendi restano gli stessi, i nostri diritti restano gli stessi, non ci viene toccato nulla. Protestiamo perché modificare un tema costituzionale significa mandare il Paese allo sfascio e inseguire una giustizia che non è più quella di tutti».
La magistratura vive un momento delicato e particolarmente difficile e insieme ai giovani colleghi si schiera l’esperienza di chi come il procuratore Crescenti vive quanto sta accadendo come «l’ennesimo attacco».
Si è parlato addirittura di "resistenza politica" e in merito Crescenti non ha dubbi: «Io dico solo una cosa: ci sentiamo sotto attacco da più di 30 anni. Se lo stesso metodo di attacco usato contro la magistratura fosse stato applicato ad altre istituzioni — penso, per esempio, alla sanità, attaccando l'intero sistema sanitario per un singolo caso di malasanità, o alla scuola, screditando l'intero sistema perché un insegnante ha valutato male uno studente, o ancora all'edilizia, colpendo l’intera categoria perché un ingegnere ha sbagliato un calcolo — sarebbe stato inaccettabile. Eppure, con la magistratura è stato fatto sistematicamente.

Si sono presi errori, esasperandoli, quando lo stesso sistema giudiziario prevede già strumenti di correzione: tre gradi di giudizio servono proprio perché si riconosce che il giudice di primo grado non è infallibile, e c'è una revisione del giudizio. Ma questo attacco sistematico, con continui spostamenti di ottica, ci fa capire che c'è qualcosa sotto, un disegno preciso per attaccare la magistratura. E questo non è certo funzionale al Paese: è un grande problema».

A più riprese questa riforma è stata definita «inutile» e il procuratore di Palmi non ha fatto la differenza, anzi, ha evidenziato come l’attenzione del Governo dovrebbe virare su altro, se si volesse davvero migliorare il sistema giustizia. Non nega, dunque, che delle attenzioni maggiori servirebbero ma non è questa la riforma necessaria.
«Non serve al funzionamento della giustizia, non ha nulla a che vedere con la celerità dei processi o con le vere problematiche della giustizia, che sono ben altre e che noi abbiamo sempre segnalato».