Cantando l'inno ucraino che celebra la Libertà e invocando il nome del loro Paese e gli Eroi che lo stanno difendendo dagli attacchi russi, sospesi tra l'apprensione per i cari lontani e in pericolo e la gratitudine per la solidarietà della cittadinanza reggina, donne e uomini ucraini hanno voluto salutare così il camion partito dalla chiesa ortodossa San Paolo dei Greci di Reggio Calabria alla volta del loro Paese, trasportando indumenti pesanti, coperte, medicinali e cibodonati per civili e militari, e con essi la speranza di sopravvivenza, pace e libertà. In quella mano sul cuore e in quella voce corale palpitavano la necessità di aiutare chi è in patria e l'angoscia di una guerra che sta seminando morte e terrore.

«Grazie alla cittadinanza di Reggio per il suo cuore grande. Il mezzo arriverà a Napoli e poi proseguirà per Verona. Il carico, su altro mezzo, viaggerà fino a Leopoli, città ucraina al confine con la Polonia. Lì militari e volontari smisteranno vestiti, coperte, cibo e medicine nei luoghi di maggiore necessità. Speriamo che il carico possa arrivare in un paio di giorni ma in realtà gli imprevisti potrebbero essere molteplici», raccontano due sorelle Irina Byshka e Lilia Toporchan, che vivono ore di angoscia perché in Ucraina, a settanta chilometri dal confine con la Romania, hanno la madre anziana e un fratello malato e perché continuano a ritenere i russi fratelli e non nemici e questa guerra un'assurda e mera questione di potere.

La forza della solidarietà

Dolore e preoccupazione per gli affetti lontani ed esposti al pericolo dei bombardamenti russi ma anche commozione per i gesti di concreta vicinanza di cui sono stati destinatari in questo momento drammatico: la comunità ucraina reggina, ha vissuto con questi stati d'animo la giornata trascorsa, nello spazio antistante alla chiesta ortodossa San Paolo dei Greci, a smistare le centinaia di buste e scatole con indumenti, cibo e farmaci donati dalla cittadinanza reggina, per preparare i pacchi poi caricati, con il prezioso contributo dei Vigili del Fuoco, sul camion gratuitamente messo a disposizione dalla ditta reggina di trasporto merci su strada Nemesis. 

Un carico che è metafora di una vicinanza a familiari e connazionali nel dramma di questi giorni e che, senza la solidarietà reggina, non ci sarebbe stato e non avrebbe avuto un mezzo così grande per partire.  

«La pandemia ci ha posto in una condizione di grave sofferenza economica ma non potevamo comunque restare indifferenti a questa richiesta di aiuto. Grazie all'immediata attivazione del nostro dirigente del settore Logistico Rocco Nucera e del conducente Giuseppe Bellantone, abbiamo così messo a disposizione un nostro mezzo che porterà il carico, che inizialmente avrebbe dovuto fermarsi per il trasbordo a Napoli, fino a Verona dove poi subentrerà chi dovrà attraversare la frontiera. Collaboreremo con l'Ambasciata. Abbiamo ritenuto un dovere etico dare una mano a questa comunità colpita da questo dramma», racconta Antonino Principato, titolare della società Nemesis.

«Reggio e il suo cuore grande»

Il lavoro di preparazione dei pacchi è stato ed è ancora tanto, perché la solidarietà della cittadinanza reggina è stata straordinaria. Un ritmo serrato che non ha però salvato da qualche momento di sconforto, da lacrime irrotte su un viso segnato da una preoccupazione sfociata poi in angoscia dopo la lettura di un messaggio. 

«Persone rispettose e generose ancora una volta i reggini. Ci stanno vicini in questo momento durissimo in cui viviamo nell'angoscia che ai nostri cari possa accadere qualcosa di irreparabile, in cui vediamo il nostro paese afflitto da una guerra. Speriamo che presto tutto finisca e che l'Ucraina, con il nostro presidente Volodymyr Zelensky, possa essere libera», sottolinea Tanya Prodan, che in Ucraina ha lasciato madre ottantenne e due fratelli, di cui uno rimasto invalido dopo avere combattuto nel Donbass.

Non c'è persona ucraina a Reggio, e in ogni altro posto, che non abbia una persona cara in pericolo in questo momento. Per loro diventa, quindi, vitale poter fare qualcosa dal Paese in cui si trovano.

«Da qui possiamo solo aiutare, e questo aiuta un pò anche noi. Ma nulla avremmo potuto fare senza l'aiuto dei reggini e il loro supporto morale», racconta Liudmyla Savchuk, che in Ucraina ha i genitori e il fratello, attualmente chiamato alle armi e quindi in guerra. Sua figlia è in fuga verso l'Italia per raggiungerla. Sta arrivando con i suoi due bambine di dieci e sette anni. «Ringraziamo anche il Governo italiano e il presidente del Consiglio Mario Draghi per tutto quello che stanno facendo per aiutare il nostro popolo in fuga», tiene a dire Liudmyla Savchuk.

«Ringraziamo tutti gli italiani, visto che le raccolte non si stanno facendo solo qui, anche se i reggini sono stati straordinari e in poche ore hanno riempito ogni spazio disponibile. Grazie davvero di cuore a nome di tutta la comunità ucraina», dichiara Bozhena Seredyuk. Dopo i primi due carichi molto più piccoli, il carico partito in serata è stato particolarmente abbondante. Su esso viaggiano beni di prima necessità, ma soprattutto viaggia una mano tesa per aiutare da qui familiari e militari e la speranza di una rapida fine di questo conflitto che porti alla libertà del loro paese.

Uniti nella Fede e nel dramma

Come lo spazio antistante alla chiesa all'esterno, trabocca di scatole e buste anche la sala all'interno dove impegnati nello smistamento sono tanti parrocchiani ortodossi non solo ucraini.

«Anche noi abbiamo conosciuto i bombardamenti russi perciò io oggi mi sento ucraina e tutti qui, in questa parrocchia con padre Daniele ci sentiamo fratelli e sorelle», racconta la cittadina georgiana Nina Tsiklauri.

«Sono fiera di essere polacca per tutto quello che il mio paese sta facendo in questo momento per aiutare i fratelli e le sorelle ucraini. Sono qui perché questo è il posto in cui chi è per la pace e la libertà deve stare adesso», ribadisce Aska Kepa della comunità polacca reggina.

«Da due giorni siamo qui e ancora ci saremo per tutto il tempo che sarà necessario. Il dramma di questa comunità è il nostro», racconta il reggino Bruno Cuzzocrea.

Serviranno ancora cibo e medicine 

Una comunità messa a dura prova, anche quella ucraina reggina, che intanto si prepara, vista la mole di indumenti ricevuti in dono, ad altre giornate come questa nell'attesa che altri mezzi vengano messi a disposizione per trasportare beni di prima necessità per i civili e militari connazionali, da quasi una settimana posti sotto assedio dalle milizie russe.

«Siamo profondamente grati ai reggini che stanno condividendo con noi, in un modo così vero e profondo, il dramma che stiamo vivendo. Siamo certi che non ci abbandoneranno e che potremo contare sul loro aiuto, soprattutto per la raccolta di cibo a lunga conservazione e medicinali di prima necessità come alcol, cotone, siringhe, antibiotici», racconta Vira Ivantsiv. Occuparsi di smistare i contenuti dei tanti pacchi le impegna la testa che altrimenti arriverebbe fino in Ucraina, vicino alla città di Leopoli, dove vivono i suoi due figli con cinque nipoti. Un pensiero insostenibile dal quale l'operosità, a volte, riesce a salvarla