Sebbene la tematica sanitaria sia tra le più ardue da rappresentare positivamente agli occhi dei calabresi, ogni tanto capita di incrociare esperienze che vanno in versi diametralmente opposti rispetto a quella che è la percezione comune. Un esempio in tal senso è rappresentato dalla storia di Anna Perrotta, avvocatessa paolana, moglie e madre che, da qualche tempo, ha preso a doversi misurare con timori e paure legate al suo stato di salute, messo a repentaglio da una patologia oncologica che, nonostante la giovane età, sta contrastando con il piglio della veterana.

Mossa dall'intenzione di voler accendere un faro su quanto di solito viene taciuto, la donna ha voluto condividere la sua esperienza clinica, condotta in strutture calabresi e, fino ad oggi, con esiti positivi.

Una testimonianza che rappresenta un messaggio di speranza, per tutte quelle persone che – come Anna – si sono viste stravolgere la routine quotidiana dall’insorgenza della malattia, una patologia che stante l’esperienza della donna, può essere affrontata senza dover emigrare altrove per le cure migliori e, soprattutto, senza lasciarsi condizionare la vita, intesa come intreccio d’affetti e sentimenti da tenere alti per guardare al futuro con ottimismo.

«A tutte le donne dico di curare con la massima attenzione l’aspetto della prevenzione – ha confidato l’avvocatessa, con un sorriso in cui è evaporata ogni formalità – Svolgere screening con regolarità è il modo migliore per evitare di doversi poi confrontare con gli stadi più evoluti di una malattia che, per essere combattuta, necessita del supporto di tutti».

«Sin dai primi tempi della mia esperienza di paziente oncologica – ha proseguito Anna Perrotta – ho avvertito la sensazione di poter confidare nell’operato dei nostri medici, una fiducia che nel tempo è divenuta certezza, rafforzando in me la convinzione che curarsi in Calabria non solo è possibile ma è anche consigliabile».

La professionista, nota a Paola anche per i trascorsi nella veste di presidente della commissione “Pari Opportunità” del comune, ha precisato che «sebbene l’intervento di rimozione sia stato compiuto al Policlinico Gemelli di Roma, la diagnosi del mio problema, che era anche molto difficile da individuare, è stata formulata nella nostra regione, dove ho deciso poi di curarmi, sottoponendomi a cicli terapeutici durante i quali ho avuto modo di sentire la grande umanità dei nostri camici bianchi e del personale sanitario che opera nelle strutture calabresi».