In primo grado gli era stata comminata una pena di 13 anni di reclusione, sentenza poi completamente ribaltata in appello. Ora la parola fine, con la conferma del solo reato di falso
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La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del procuratore generale in relazione all’assoluzione del sindaco di Riace ed europarlamentare Mimmo Lucano e di altri imputati per alcuni reati di truffa rigettando lo stesso ricorso inerente alle assoluzioni per tutte le altre truffe e ai reati di falso (questi ultimi ascritti al solo Lucano). I giudici supremi hanno inoltre rigettato il ricorso proposto da Lucano in relazione alla condanna per un reato di falso a un anno e sei mesi, che diventa dunque definitiva.
Nel corso dell’udienza il pg aveva chiesto l’annullamento parziale della sentenza di secondo grado a carico del parlamentare europeo e sindaco di Riace Mimmo Lucano, con il rinvio del processo “Xenia” a una nuova corte d’Appello di Reggio Calabria. L’avvocato Daqua, dal canto suo, aveva invece chiesto l’annullamento della sentenza relativa al singolo episodio di falso per il quale Lucano è stato condannato a 18 mesi con pena sospesa.
Si chiude così definitivamente il processo Xenia, nato nel 2017 da un’inchiesta della Guardia di Finanza sulla gestione dei progetti di accoglienza nel piccolo borgo della Locride. Lucano era stato condannato in primo grado a una pena di 13 anni di reclusione. Una sentenza completamente ribaltata dalla Corte d’Appello di Reggio, che assolse il primo cittadino dai reati più gravi, permettendogli di candidarsi alle elezioni comunali ed europee.
Lucano: «Un teorema per ostacolare una storia di accoglienza unica»
«Io non ho mai commesso nessuno dei reati che mi sono stati contestati. Si è trattato di un teorema studiato ed elaborato proprio per ostacolare una storia di accoglienza unica nel mondo». Lo ha detto l'europarlamentare e sindaco di Riace Mimmo Lucano commentando la sentenza della Cassazione.
«Invece di considerare l'accoglienza - ha aggiunto Lucano - un'invasione, come è stata rappresentata in tutti questi anni, da una letteratura criminale con l'obiettivo di fare passare messaggi come quelli che giustificano le deportazioni, i sequestri di persona, i lager libici e quelli albanesi, Riace ha dimostrato che si può fare accoglienza con dolcezza. E tutto questo doveva essere ostacolato. Oggi sono felice per questa sentenza. Lo sono per me, per la mia famiglia e per tutte le persone che mi sono state vicine in Italia e in Europa. Sono abituato a non avere rancori. Ma era evidente che ci siamo trovati di fronte ad una macchinazione perché avevamo fatto cose che interferivano con questioni che andavano al di là di Riace. Penso alla coincidenza temporale con gli accordi tra l'Italia e la Libia che ritengo siano strettamente collegati con quello che ha subito Riace».
L’avvocato: «Una brutta storia nei confronti di un uomo perbene»
«Il ricorso della Procura generale era assolutamente infondato e la Corte di Cassazione ne ha dato atto». Lo ha detto l'avvocato Andrea Daqua che, assieme a Giuliano Pisapia, ha difeso l'europarlamentare e sindaco di Riace Mimmo Lucano nel processo "Xenia" sui presunti illeciti nella gestione dell'accoglienza dei migranti a Riace. «È stata una brutta storia nei confronti di un uomo perbene - ha aggiunto il legale - ma che è finita nel migliore dei modi».