Colpo di scena

L’ex procuratore di Reggio Calabria Pignatone indagato dalla Procura di Caltanissetta nell’inchiesta su mafia e appalti

Il magistrato in pensione e attuale presidente del Tribunale del Vaticano è in Sicilia per essere interrogato dai pubblici ministeri

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di Redazione Cronaca
31 luglio 2024
11:57
L’ex procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone
L’ex procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone

Un altro nome illustre è emerso nell'ultima inchiesta della procura di Caltanissetta, che sta cercando di far luce sull'insabbiamento delle indagini del 1992 sui legami tra i mafiosi palermitani Antonino Buscemi, Francesco Bonura e il gruppo guidato da Raul Gardini. Ne dà notizia Repubblica.

Si tratta del magistrato in pensione Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma e Reggio Calabria e attuale presidente del tribunale del Vaticano. Pignatone è giunto a Caltanissetta per essere interrogato dai pubblici ministeri antimafia.


Con Pignatone sono indagati, per favoreggiamento alla mafia, anche l'ex sostituto procuratore a Palermo, Gioacchino Natoli e il generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti.

Nel 1992 Pignatone era sostituito procuratore a Palermo e per i magistrati nisseni avrebbe avuto un ruolo nell'insabbiamento in concorso con il collega Gioacchino Natoli, con l'allora procuratore capo Pietro Giammanco (morto 6 anni fa) e con il capitano della guardia di finanza Stefano Screpanti. Questi ultimi sono già stati interrogati: Screpanti, oggi generale delle fiamme gialle, ha respinto tutte le accuse, mentre Natoli si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il 5 luglio scorso anche l'ex pm Gioacchino Natoli era stato convocato nella procura nissena per essere interrogato e si era avvalso della facoltà di non rispondere, riservandosi di chiedere alla Procura un successivo interrogatorio in cui fornire «ogni utile chiarimento».

Secondo i magistrati nisseni, avrebbe aiutato a sfuggire alle indagini alcuni imprenditori mafiosi, avrebbe chiesto l'archiviazione di un filone d'indagine dell'inchiesta mafia-appalti e disposto la distruzione di bobine con intercettazioni rilevanti. Anche il generale Screpanti, all'epoca capitano, è stato interrogato e ha risposto alle domande dei pm nisseni. 

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