Cessaniti risponde con la forza simbolica del silenzio e della luce al clima di paura e tensione piombato sul paese a seguito degli inquietanti avvertimenti recapitati ai sacerdoti don Felice Palamara e don Francesco Pontoriero. Candeggina nelle ampolle delle celebrazioni sacre, auto danneggiate, un gatto morto appoggiato sul cofano: sono solo gli atti più sinistri indirizzati ai sacerdoti titolari delle parrocchie della frazione Pannaconi e della stessa Cessaniti, cui non sono state risparmiate lettere anonime infarcite di insulti e minacce. 

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I messaggi intimidatori hanno riguardato anche altri esponenti della vita pubblica locale, come l’operatrice culturale Romina Candela e il commissario prefettizio Sergio Raimondo, alla guida del Comune dopo il decreto di scioglimento del 28 settembre 2023 seguito alle dimissioni del sindaco Francesco Mazzeo.

A tutto ciò ha voluto reagire la comunità del centro vibonese, manifestando silenziosamente e pacificamente con le fiaccole in mano in un corteo promosso da un comitato spontaneo di cittadini, con il sostegno di Libera Calabria e l’adesione di associazioni, sigle politiche, esponenti istituzionali e amministratori locali.

Ma l’iniziativa pacifica ha da subito registrato un inaspettato colpo di scena. Il vescovo Attilio Nostro ha infatti lasciato il corteo ancor prima che lo stesso avesse inizio, su indicazione dei carabinieri, che lo hanno accompagnato lontano dalla piazza unitamente al questore Cristiano Tatarelli e al comandante provinciale dell’Arma Luca Toti. La presenza di qualche amministratore “controindicato” – riferiscono fonti accreditate – ne avrebbe sconsigliato la permanenza.

Ad accrescere il clamore mediatico e la partecipazione era stata proprio la rivelazione che il presule della Diocesi aveva fatto dall’altare del duomo di Santa Maria Maggiore e di San Leoluca, a Vibo Valentia, nel giorno della festa del Santo partono, ieri, primo marzo. Da lì monsignor Nostro aveva rivelato di essere stato anch’egli oggetto di una pesante intimidazione, sotto forma di un proiettile di pistola rinvenuto nella buca delle lettere della Curia diocesana di Mileto.

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«Anche io - aveva detto monsignor Nostro - sono stato minacciato. Con le mie mani ho raccolto il bossolo che mi è stato inviato per intimorirmi. Gli attacchi che come comunità ecclesiale stiamo subendo in questi giorni sono un’offesa contro Dio e la società civile. Non saranno questi fatti di inaudita criminalità a farci piegare la testa. Al contrario reagiremo con forza pregando per questi fratelli che stanno portando lacrime e disperazione».

Scontato il collegamento con i fatti di Cessaniti, anche per il procuratore della Repubblica di Vibo Camillo Falvo riconducibili proprio all’azione riformatrice della Chiesa locale avviata dal religioso originario di Palmi ma romano d’adozione. Fautore, tra le altre cose, di un significativo e non sempre pacifico avvicendamento di sacerdoti nelle parrocchie. 

Al corteo ad anello, partito da e conclusosi in piazza Marconi, all’ombra del palazzo municipale, hanno preso parte un migliaio di persone. Folta la comunità sacerdotale vibonese cui si è unito il vescovo di Cosenza Giovanni Checchinato. Non c’erano i sacerdoti oggetto delle intimidazioni. Una ventina le fasce tricolori presenti - con in testa il presidente della Provincia Corrado L’Andolina - tra le quali quella del commissario Raimondo. Presenti anche diversi consiglieri regionali e l’assessore Rosario Varì.

In prima fila l’associazione Libera con il coordinatore regionale Giuseppe Borrello e la referente provinciale Maria Joel Conocchiella. Con loro anche Vincenzo Chindamo, fratello di Maria, e Elsa Tavella, madre di Francesco Vangeli. L’associazione antimafia non aveva esitato, già nella giornata di ieri, a condannare il«gravissimo gesto che va ad aggiungersi alla serie di intimidazioni ai danni di alcuni sacerdoti che operano nella piccola comunità di Cessaniti, centro travolto dall’inchiesta “Maestrale-Carthago”. Un clima reso ancora più pesante con attacchi al commissario prefettizio ed alla presidente dell’associazione Crisalide e l’aggressione, di qualche settimana fa, alla dottoressa della Guardia medica del posto». Molti cittadini di Cessaniti a voler dimostrare anche fisicamente il proprio rigetto rispetto agli episodi intimidatori e ad ogni pregiudizio di omertà. 

Nessuna dichiarazione delle autorità presenti, in ossequio al carattere silenzioso della manifestazione, né interventi programmati. In chiusura una preghiera all’ingresso della chiesa parrocchiale e l’invito ad “andare in pace”.

Quale il disegno dietro gli attacchi? Sono in molti a chiederselo in queste ore in cui i carabinieri sono impegnati a fare luce sugli atti intimidatori ricorrendo anche alle immagini che gli impianti di videosorveglianza potrebbero aver catturato sia a Cessaniti che nei pressi della Curia vescovile di Mileto. Nessuna pista viene al momento esclusa, compresa quella riconducibile ad una strategia della tensione mirata a portare scompiglio e inquietudine nel paese che la prossima primavera sarà chiamato ad eleggere il nuovo Consiglio comunale. A preoccupare ancora di più, tuttavia, è l’attacco frontale sferrato alla Chiesa vibonese.

Resta però la risposta della comunità civile e religiosa e un’iniziativa parca di parole ma carica di significati. Una reazione civile, resiliente e orgogliosa, contrapposta alla logica della sopraffazione, delle minacce e della violenza intrinseca alle intimidazioni. Forte l’impatto, simbolico e tangibile al tempo stesso, della presenza fisica. Del metterci la faccia, illuminata dalla luce delle fiaccole,contro l’anonimato di chi si muove nell’oscurità con mezzi biechi, ricatti e minacce. Per intimidire, calunniare e delegittimare. Il coraggio contro la vigliaccheria.