VIDEO | Un appartamento adibito a sala operatoria abusiva. E al telefono con l'infermiera il medico ammette: «Se mi beccano ad operare è gravissimo». I dispositivi sottratti al Pugliese: «Riesci a prendere una Cryo? È urgente»
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«Chiudere sei mesi significa perdere 100mila euro purtroppo. Perdi pazienti, perdi oneri, cioè un danno, no? Puoi perdere pure il posto se hai rapporti con l'ospedale». Era fortemente preoccupato il primario del reparto di Oculistica dell'ex azienda ospedaliera di Catanzaro, Marco Scicchitano, soprattutto dopo la perquisizione eseguita nel novembre del 2022 al centro polispecialistico Mediterraneo a Sellia Marina, dove sono state trovate e sequestrate due confezioni di Cryo Teq prive della «documentazione fiscale comprovante la provenienza».
I dispositivi sottratti all'ospedale Pugliese
Probabilmente sottratte all'ospedale Pugliese, appena qualche giorno prima delle perquisizioni gli investigatori intercettano una serie di telefonate: è Maurizio Gigliotti, amministratore della società Emmegi, a contattare il medico ospedaliero «chiedendogli la cortesia di reperire e consegnargli in prestito» i due dispositivi. Il medico si attiva e contatta a sua volta l'infermiera Anna Rita Procopio che qualche giorno dopo di buon mattino contatta Riccardo Sperlì, infermiere del reparto di Oculistica.
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La richiesta all’infermiere: «Una Cryo serve urgente»
«Riesci a prendere una Cryo urgente che sto salendo io? Serve a Mauri» chiede e l'infermiere replica: «Una?», «Se riesce due ancora meglio», «No, guarda ti ricordo che sono contati» ribatte Sperlì. «Non gridare, ho capito, serve urgente» replica Procopio, «Una, una apri uno scatolo di sotto e me la metti, se riesci me la metti nell'armadietto. Non appena lo fai mi scrivi ok che salgo io. Sono già a Catanzaro».
Prestazioni abusive
È quanto emerge dalle carte dell'inchiesta condotta dal nucleo economico finanziario della Guardia di Finanza di Catanzaro e dal nucleo antisofisticazione dei Carabinieri, preceduta appunto da una serie di perquisizioni. Scicchitano intercettato al telefono con il suo avvocato, Antonio Torchia, anche lui indagato, «temeva che l'attività di perquisizione potesse essere estesa anche al proprio studio privato ove venivano effettuate le prestazioni sanitarie abusive».
Lo studio privato
Lo studio in via Alberti dove, secondo il gip che ha firmato l'ordinanza applicativa delle misure interdittive, «si svolgeva una attività sanitaria in spregio a qualsiasi norma di legge». Una circostanza di cui in effetti anche il medico era consapevole tanto da "confessarlo" in una conversazione intercettata con Anna Maria Procopio, due giorni dopo le perquisizioni: «Mentre tu dichiari che livello di volontarietà ma a me mi beccano che operano, cioè è gravissimo».
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Appartamento adibito a sala operatoria
«Se io vado là per operare, tu puoi sempre dire che eri civile in borghese» continua il medico facendo riferimento al centro polispecialistico Mediterraneo di Sellia Marina, dove appunto era avvenuta la perquisizione e dove secondo il gip «Scicchitano aveva eseguito numerosi interventi». Gli stessi eseguiti nel suo studio privato con «l'utilizzo di personale ospedaliero che non avrebbe potuto svolgere "doppia" o "tripla" attività», soprattutto «interventi non autorizzati» in un appartamento adibito «a sala operatoria».
Intramoenia allargata
In particolare, il medico era stato autorizzato a svolgere l'attività intramoenia "allargata" nel suo studio, in assenza di appositi spazi all'interno dell'azienda ospedaliera. Tuttavia, rileva il gip: «L'ufficio Alpi avrebbe dovuto gestire le prenotazioni e ricevere il compenso riscosso dai pazienti dello Scicchitano. Accadeva, invece, sistematicamente che fosse Scicchitano a gestire le prenotazioni in autonomia, tramite Whats App, o al telefono e successivamente a dichiarare una parte minimale dei compensi riscossi, trattenendo indebitamente la più parte degli stessi e quindi omettendo il versamento all'azienda pubblica di riferimento».
110 interventi di cataratta
Ma non solo. Aggiunge il gip: «Presso lo studio non avrebbero mai potuto svolgersi interventi chirurgici, trattandosi di prestazioni non indicate nel tariffario dell'azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio». Secondo quanto emerso dalle investigazioni Scicchitano avrebbe svolto «attività professionale organizzata in modo imprenditoriale con la collaborazione dei due infermieri del reparto di Oculistica, presso i due studi privati (adibito abusivamente a sala operatoria) e a San Sostene, riscuotendo compensi in nero e utilizzando materiale e dispositivi medici sottratti all'azienda ospedaliera». Dal 2021 al 2022 sarebbero stati eseguiti almeno 110 interventi chirurgici di cataratta. Entrambi gli studi sono stati sottoposti a sequestro preventivo.