Il presidente dell'assise Vincenzo Costa parla di un malinteso legato alla mancata comunicazione allo sportello Suap del cambio di attività del suo esercizio commerciale
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Non si è fatta attendere la versione del presidente del Consiglio comunale, di Fabrizia, Vincenzo Costa, dopo la notizia del suo deferimento alla procura di Vibo Valentia ad opera dei carabinieri della locale stazione per il reato di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. I militari dell’Arma, nel corso di un controllo del territorio finalizzato a prevenire violazioni al decreto ministeriale contenente le disposizioni alle quali devono attenersi i locali pubblici per via del coronavirus, hanno scoperto che la sala giochi (regolarmente iscritta al Suap) era aperta al pubblico (e quindi centro di aggregazione) contravvenendo così alle disposizioni del DPCM del 9 marzo sul cod-19.
Cambio di attività
Attraverso una nota alla stampa, Vincenzo Costa sostiene che «l’attività esercitata e debitamente autorizzata, avviata con apposita Scia nel 2016, nasce come sala giochi, Pvr (Punto vendita ricariche) e centro multiservizi, allorquando l’attività principale era rappresentata dall’essere esercente di slot machine di cui all’articolo 110, comma 6, lettera a) del Tulps. Dopodiché – aggiunge Costa - nel 2019, in seguito alle cosiddette misure di contrasto alla ludopatia e alla conseguente riduzione del parco macchine decretata dal Governo ed eseguita dai concessionari dei monopoli di Stato, sono state ritirate le slot e di conseguenza l’esercizio cessava di esercitare concretamente tale attività».
La mancata comunicazione
«Procedevo, di conseguenza – sottolinea il politico - ad opportuna variazione presso la camera di commercio e l’agenzia delle entrate, aggiungendo oltre al Pvr e al centro multiservizi anche l’attività di internet point alla quale ho dedicato gli spazi precedentemente destinati alle slot machine, con relative postazioni internet fruibili dai clienti (giusta variazione del 16/01/2019). L’unica mancanza, forse per superficialità ma in buona fede, è stato il mancato invio della variazione anche al competente sportello Suap del Comune, nell’erronea convinzione che la procedura fosse automatizzata e interconnessa tra uffici».
«Nella stessa mattinata, comunque, sono stato informato dal responsabile dell’ufficio Suap della necessità di procedere anche a tale adempimento e subito dopo, nel medesimo pomeriggio, mi sono adoperato per l’inoltro della pratica».
Il controllo
Nel frattempo, spiega Costa, «l’organo accertante, rilevando l’attività commerciale aperta e constatando che al Suap era ancora registrata come sala giochi e biliardi (Codice Ateco 93.29.30), ha in conformità ritenuto di procedere a denuncia ex art. 650 c.p. per mancata osservanza del D.P.C.M. cosiddetto Coronavirus. Si precisa che, essendo la pratica perfezionabile perché già regolarizzata sia fiscalmente che presso la Ccia, completata e firmata digitalmente, pochi minuti dopo l’istanza di variazione era pervenuta al Suap con codice 94, protocollo regionale 105235/2020 del 10/03/2020. In conclusione, eliminato l’errore amministrativo, la mattina successiva, conformemente alla sua effettività, l’attività commerciale risultava regolarmente autorizzata, avviata ed operante come Internet Point – Phone Center ed attività similari (Codice Ateco 61.90)».
Il ruolo politico
Chiarita la situazione dal punto di vista privato e professionale, Costa si sposta sull’aspetto che attiene al ruolo di pubblico amministratore, messo in rilievo dai quotidiani locali. «Sebbene detta omissione possa essere intesa sanzionabile per aver dimenticato di presentare l’istanza al Suap, è anche vero che la stessa dovrebbe quantomeno essere spiegata nella più assoluta buona fede e non certo nella deliberata intenzione di contravvenire al decreto in oggetto. Se non altro perché la stessa carica che mi pregio di rivestire in seno al civico consesso, presidente del Consiglio comunale di Fabrizia, mi impone di adoperarmi affinché tutti i cittadini, e io per primo, osservino fedelmente e rispettino un “provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene».