Nessun rammarico. Anzi, si avverte orgoglio autentico nelle parole di Giovanni Paola, direttore del Pronto soccorso di Soveria Mannelli, per l’immobilizzazione di fortuna praticata all’arto di una paziente martedì scorso. Una situazione di estrema difficoltà quella nel nosocomio catanzarese, che spesso costringe il personale a lavorare senza i presidi medici necessari, ma che proprio per questo ne fa emergere la grande professionalità. «Altro che arte dell’arrangiarsi, si tratta di ingegno e artigianalità di cui andare fieri perché utili a creare rimedi su misura», afferma il dottor Paola.

 

Il Pronto soccorso di Soveria, dunque, replica e lo fa dopo una settimana da quella “ingessatura” fatta di bende e cartone riciclato da un imballaggio per il trasporto di dispositivi medici, applicata all’incredula signora Rossella, che ai nostri microfoni aveva denunciato la disavventura vissuta dopo essersi recata nel vicino presidio ospedaliero con una frattura al collo del piede.

Situazione che aveva provocato uno sfogo di rabbia del marito sui social, con tanto di post al vetriolo contro la struttura sanitaria.

 

A distanza di una settimana, il dirigente chiarisce che il personale ha agito nel migliore dei modi, nonostante lavori in una struttura periferica di emergenza.
«L’obbiettivo principale è quello di intervenire prontamente su pazienti critici – continua il medico -, in modo da portarli in una fase di stabilizzazione clinica e poi individuarne la destinazione finale, anche eventualmente attivando il trasferimento degli ammalati in altri nosocomi».

 

Ed effettivamente è andata così martedì scorso. Il giorno successivo al fatto, la paziente è stata presa in carico dagli ortopedici di Lamezia Terme che hanno trattato la sua frattura del piede con la classica ingessatura. Specialisti su cui l’ospedale di Soveria Mannelli non può contare se non una volta a settimana, solo di mattina.

 

«Di conseguenza – spiega il direttore in una nota - il personale ormai è capace di adattare il proprio intervento professionale, capitalizzando al massimo le risorse di cui dispone, riuscendo a offrire sempre risposte di qualità senza mai venire meno al proprio dovere».

 

A confermarlo le parole della sfortunata paziente che, nonostante lamentasse l’impossibilità di essere curata nella struttura più vicina a casa, non ha mai eccepito nulla sulla disponibilità e sulla competenza dei medici di Soveria Mannelli, i quali, dopo tutto, le hanno immobilizzato il piede dolorante.

 

E proprio di quel “gesso” realizzato con cartone riciclato, che il dottor Paola va orgoglioso, quale «strumento contentivo di qualità applicato alla paziente, in attesa di cure più adeguate». «Null’altro – ha concluso - la riproduzione artigianale di tanti presidi ortopedici, realizzati sempre in cartone e oggi in largo commercio».
Insomma, non una strana “ingessatura” ma una vera e propria opera d’arte… medica.

 

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