C'è anche un episodio di corruzione nell'inchiesta "Las Vegas" che stamattina ha portato al sequestro di beni nei confronti degli imprenditori Antonio Sapone e Maria Ripepi ritenuti, assieme al figlio Vincenzo Sapone, contigui alla cosca Labate. È quanto emerge dal decreto di sequestro firmato dalla presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria Ornella Pastore, su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del sostituto procuratore della Dda Stefano Musolino.

 

«Le indagini - scrive il Tribunale - hanno permesso di accertare la commissione di condotte delittuose di altra natura tra cui la corruzione di un ispettore della Polizia di Stato in servizio presso la questura di Reggio Calabria». Il fatto risale al 2012 e l'ispettore è ormai in pensione. Stando, però, a due informative del marzo 2019 e del gennaio 2020 redatte dalla Guardia di finanza e trasmesse in Procura dal maggiore Giovanni Andriani e dal capitano Flavia Ndriollari, «in cambio dell'assunzione del figlio, il pubblico ufficiale interveniva per fare ottenere a Vincenzo Sapone le autorizzazioni necessarie alle sale giochi e scommesse di viale Calabria e via Camagna». Nelle informative è citata anche un'intercettazione in cui Maria Ripepi veniva tranquillizzata dall'ispettore che - sono le sue parole - stava seguendo la pratica «come se fosse mia».

 

Agli atti c’è anche la testimonianza del collaboratore di giustizia Stefano Tito Liuzzo che, sentito dai pm reggini, afferma «i Labate hanno abbandonato Cedro e si sono messi con Sapone. Tutte le macchinette nella loro zona, loro sono in quota con Sapone. Come Sapone, in poche parole… riesce ad andare ... come faceva Gioacchino Campolo, ecco, ha preso il posto di Gioacchino Campolo. C’è chi dice anche che Gioacchino Campolo è socio di Sapone. In tutta la zona dei Labate, dove Sapone ha aperto punti vendita… scommesse o macchinette, i Labate hanno il 50 per cento».

 

Sugli indagati hanno riferito anche i collaboratori di giustizia Mario Gennaro ed Enrico De Rosa. Quest'ultimo ha detto: «Il posto di Campolo l'ha preso un tale Sapone». Gennaro, invece, ha riportato al pm Stefano Musolino le confidenze di Alberto Cedro, altro imprenditore del settore del gioco con cui il collaboratore ha riferito di essere stato amico. «Alberto mi disse: 'sti quattru malandrini non mi venunu 'nti mia per dare le slot, invece mi vannu 'nti Sapone'».