Il dramma di Suruwa, si allontana dallo Sprar e muore bruciato vivo a San Ferdinando

IL VIDEO DEL ROGO | Questo il tragico destino del 18enne fino a pochi giorni fa ospite del centro di accoglienza di Gioiosa Jonica. Non ancora chiari ancora i motivi dell'allontamento

di Redazione
2 dicembre 2018
09:34
Suruwa Jaithe con il sindaco di Gioiosa Jonica Salvatore Fuda durante una manifestazione sportiva
Suruwa Jaithe con il sindaco di Gioiosa Jonica Salvatore Fuda durante una manifestazione sportiva

Suruwa Jaiteh aveva appena 18 anni. Originario del Gambia, forse in Italia sognava un’altra vita. Una vita spezzata per sempre dalle fiamme che hanno avvolto il suo corpo la notte scorsa nella tendopoli di San Ferdinando. Bruciano le baracche e nelle baracche brucia vivo anche Suruwa. Probabilmente sta dormendo in quel momento e non si accorge di nulla. È stato ritrovato carbonizzato nell’incendio divampato nel campo in seguito ad un fuoco acceso nella notte da alcuni migranti per riscaldarsi dal freddo. 

Suruwa - come spiega alla nostra testata sensibilmente scosso Giovanni Maiolo (Gruppo coordinamento ReCoSol) - era ospite dal centro di accoglienza di Gioiosa Jonica, gestito dalla Rete dei Comuni solidali, uno degli oltre 800 progetti del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati creato nel 2002, oggi a rischio scomparsa per effetto del decreto Salvini su immigrazione e sicurezza.


Ancora non sono chiari i motivi dell'allontanamento del 18enne che ha lasciato il centro senza chiedere le dovute autorizzazioni. Una delle ipotesi è che probabilmente temeva gli effetti del Decreto Sicurezza firmato dal Governo. Nei giorni scorsi già alcuni migranti  ospiti del Cara di Crotone sono stati costretti a lasciare il centro. Perché i migranti secondo quanto stabilisce il Decreto, pur avendo diritto a stare in Italia, non possono beneficiare del diritto all'accoglienza nel sistema Sprar e neanche restare nel sistema di prima accoglienza. 

Questa mattina il prefetto di Reggio Calabria ha convocato d'urgenza un comitato per l'ordine e sicurezza pubblica che si terrà nella sede municipale del comune di San Ferdinando al fine di esaminare la situazione determinatasi a causa di un incendio sviluppatosi nella nottata di ieri nella baraccopoli di san Ferdinando e l'evento tragico verificatosi.

 

La tendopoli di San Ferdinando non è nuova incendi e tragedie. Quasi due anni fa, il 27 gennaio 2018, un altro rogo (in quel caso doloso), distrusse centinaia di baracche causando la morte di una giovane 26enne originaria della Nigeria, Becky Moses. La ragazza era a San Ferdinando da pochi giorni e proveniva da Riace. Pochi mesi dopo per l'incendio fu arrestata una donna con l'accusa di esserne la mandante per vendicarsi di una 25enne che sospettava avere una relazione col suo ex convivente. In quello stesso campo viveva Sacko Soumayla, 29enne maliano, ucciso a colpi di fucile lo scorso giugno a San Calogero.

 

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