Da più di 24 ore i vigili del fuoco sono al lavoro per domare le fiamme, atteso l'intervento di un mezzo aereo che ieri non ha potuto operare per il fumo troppo denso. Poco lontano un agriturismo ha dovuto disdire le prenotazioni per due giorni, mentre alcuni clienti di un hotel hanno già fatto le valigie
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A 24 ore dall’incendio che ha devastato il deposito della “Poly2oil” a Palmi, la situazione non è ancora tornata alla normalità. Le fiamme, divampate nella tarda mattinata di sabato, non sono ancora state domate e, anche a causa del caldo soffocante di questi giorni, piccoli focolai continuano a riprendere vigore tra i capannoni in cui erano stipati buona parte dei rifiuti differenziati prodotti dai tanti paesi della Piana serviti dall’azienda privata.
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Il disastro ambientale
L’immensa nube nera che ieri ha coperto il cielo della Piana di Gioia si è diradata solo in parte, lasciando il posto ad una massa grigiastra e maleodorante che i venti sballottolano tra alcuni dei centri più popolosi del territorio. Tutto attorno a quello che resta del grosso impianto di stoccaggio invece – più di 10 mila metri quadri divisi in capannoni sotto cui erano stipati rifiuti plastici, carta e oggetti ingombranti – l’aria resta irrespirabile e gratta la gola anche con l’ausilio di una mascherina. All’interno della zona rossa (che copre l’intero perimetro della struttura) numerose squadre dei vigili del fuoco continuano da ore a combattere le fiamme senza sosta ma da terra le operazioni restano limitate e pericolose. Nelle prossime ore è atteso l’intervento di un mezzo aereo, che ieri non ha potuto operare a causa della densità del fumo, che dovrebbe scaricare sull’area una soluzione chimica e schiumosa capace di accelerare le operazioni di spegnimento.
Sconosciute ancora le cause dell’ennesimo disastro ambientale che gira attorno ad un deposito di stoccaggio di rifiuti nel Reggino: qualche anno fa era toccato al Tmb di Siderno, bruciato per ore per cause ancora non accertate e con i cittadini per giorni costretti a rimanere tappati in casa con le finestre serrate. Così come non si ha piena contezza di quali materiali abbiano preso fuoco. Non tutti i capannoni presenti nell’area sono stati interessati dalle fiamme ma dall’odore acre che si respira nella zona non è difficile immaginare che l’incendio abbia colpito anche la zona in cui era stipata la plastica.
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L’impianto di stoccaggio
Già appartenuto alla Radi – società di Palmi che si occupava della raccolta e del riciclo dei rifiuti, travolta nel 2013 da un’indagine della distrettuale antimafia dello Stretto e finita a gambe per aria nel 2019 – l’impianto di stoccaggio andato in fumo sabato, era stato acquisito dalla “Poly2oil” direttamente dalla curatela giudiziaria che aveva alienato al nuovo operatore il ramo d’azienda che comprendeva la struttura in contrada Prato. «La Poly2oil srl è una società che nasce dall’idea imprenditoriale di produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili– si legge sul sito dell’azienda al cui telefono indicato su internet risponde solo un impiegato non autorizzato a parlare con la stampa – in particolar modo mediante reimpiego di scarti non riutilizzabili come plastica, carta, cartone e ogni altro rifiuto non altrimenti recuperabile».
Il sindaco Ranuccio
«C’è un indagine in corso, è inutile perdersi in congetture – taglia corto il sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio – quello che è certo è che un evento del genere non sarebbe mai dovuto accadere. Siamo molto preoccupati per l’incendio e per le sue possibili conseguenze, nei prossimi giorni lavoreremo con gli uffici di Arpacal per capire che tipo di nube si sia sprigionata e per monitorare gli eventuali livelli di tossicità di quanto è bruciato e continua a bruciare. Per fortuna in queste zone non sono presenti fonti d’approvvigionamento idrico e la zona è scarsamente popolata ma l’attenzione resta alta. Per ora continuiamo a chiedere ai nostri cittadini di limitare le uscite al minimo indispensabile, di non avvicinarsi alla zona rossa e di portare sempre con sé una mascherina».
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I contraccolpi economici
E mentre i rifiuti continuano a bruciare appestando l’aria per chilometri, tutto intorno si contano i primi danni. A poche centinaia di metri dall’impianto, un piccolo agriturismo con annessa azienda agricola, ha dovuto chiudere i battenti per qualche ora: «Ieri avevamo molte prenotazioni per il ristorante – racconta a LaC News24 il proprietario – ma abbiamo dovuto chiamare tutti i clienti e convincerli a non venire. Ieri la situazione era tremenda e la nube copriva tutto di nero, anche noi pensavamo di dovere andare via, poi per fortuna il vento è cambiato. Anche oggi restiamo chiusi, speriamo che la situazione torni presto alla normalità». Lo stesso copione che si è verificato poco più in là, in un hotel 4 stelle proprio all’ingresso di Palmi: «Disdette per i prossimi giorni non ne abbiamo ancora ricevute – racconta il direttore – ma quando ieri il fuoco è scoppiato i nostri clienti erano quasi tutti in piscina e giustamente si sono messi paura e sono rientrati. Inutile dire che molti di loro sono andati in camera a fare i bagagli e hanno lasciato l’albergo».