La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del sindaco di San Calogero, Nicola Brosio, e degli ex assessori comunali Domenico Staropoli (ex vicesindaco) e Antonino Stagno, ritenuti responsabili con i loro atti e comportamenti dello scioglimento per infiltrazioni mafiose dei precedenti organi elettivi dell’ente. Scioglimento datato 9 aprile 2013 quando sindaco era sempre Nicola Brosio, rieletto poi nel maggio del 2015 ed attualmente in carica. Per la Suprema Corte, il sindaco e i due ex assessori sono incandidabili – ai sensi della legge antimafia – e devono scontare un turno di incandidabilità alle elezioni comunali, provinciali e regionali. 

 

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello di Catanzaro per quanto riguarda il sindaco Nicola Brosio ne ha accertato con sentenza risalente all’ottobre 2018 la responsabilità nello scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi del Comune di San Calogero del 2013 “per omessa e doverosa vigilanza – scrive la Suprema Corte – mediante iniziative volte ad arginare le infiltrazioni della criminalità organizzata e ad impedire irregolarità amministrative”.


Evidenziate poi le “relazioni con l’ex broker della cocaina Vincenzo Barbieri (ucciso nel marzo del 2012 a San Calogero), con i soci di una società (M5) coinvolta in attività collegate al narcotraffico e destinataria di lavori pubblici affidati in via diretta e fiduciaria, e con altra società, la Torre Marrana”, che avrebbe erogato “redditi a persone coinvolte nel narcotraffico e legate ad un boss locale sponsor di un’associazione sportiva, fondata da un noto pregiudicato e destinataria di vari contributi pubblici”. Contestata poi la fornitura gratuita di acqua potabile alla sorella (Carmela Ventrici) del narcotrafficante Francesco Ventrici (come corrispettivo della donazione dell’acqua presente in un fondo di sua proprietà) e la contrarietà manifestata dal sindaco alle dimissioni “di un consigliere di maggioranza il cui figlio era stato arrestato essendo coinvolto – si legge nella sentenza della Cassazione – in attività criminali”.

 

Per quanto riguarda Domenico Staropoli (vice sindaco sino al 18 luglio 2012), la Corte d’Appello “ha verificato la mancata assunzione di iniziative volte a contrastare le ingerenze della criminalità nell’amministrazione comunale, tanto più urgenti – sottolinea la Cassazione – nell’inerzia del sindaco”. Accertato poi “l’aiuto ricevuto nella campagna elettorale da una società collegata ad imprese costituenti espressioni della delinquenza mafiosa”.



Su Antonino Stagno, la Corte d’Appello di Catanzaro ne ha invece "evidenziato il ruolo strategico, quale assessore ai lavori pubblici, nel favoreggiamento degli interessi criminali e nel mancato esercizio dei poteri di vigilanza, anche – sottolinea la Cassazione – con riferimento all’operato del responsabile dell’ufficio tecnico e agli incarichi fiduciari a soggetti contigui alla criminalità locale”.

 

Nicola Brosio era difeso dagli avvocati Oreste Morcavallo e Giuseppe Aloi, Domenico Staropoli dagli avvocati Oreste Morcavallo e Fortunata Staropoli, mentre Antonino Stagno era assistito dagli avvocati Oreste Morcavallo e Mario Ferraro. Il Ministero dell’Interno era assistito dall’Avvocatura generale dello Stato.

 

Da ricordare che sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno confermato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di San Calogero del 2013 respingendo il ricorso del sindaco, sottoscritto anche dagli attuali consiglieri comunali (riletti pure loro nel maggio del 2015) Santo Bertuccio e Antonio Calabria. La relazione che ha portato nel 2013 allo scioglimento degli organi elettivi del Comune di San Calogero era stata inoltrata al Ministero dell’Interno dalla Prefettura di Vibo Valentia. Nel febbraio del 2018 Nicola Brosio è passato nel partito di Forza Italia.