Se da un lato la pandemia per molti sembra essere ormai un brutto ricordo, dall'altro l'avvio ormai alle porte del nuovo anno scolastico costringe tutti, genitori, insegnanti e alunni, a riaprire gli occhi e guardare in faccia la realtà e, soprattutto, i dati. E a dover fare i conti con numeri in rialzo sono, adesso, i medici di base chiamati a dover scendere in campo per effettuare i tamponi al personale scolastico.

Confusione e mancanza di kit

Ed è qui che la provincia di Reggio Calabria spicca per assenza di organizzazione e celerità. Se nel resto d’Italia già da diversi giorni i medici hanno ricevuto i kit e avviato questa fase di monitoraggio per far ripartire la scuola in sicurezza, a Reggio Calabria tutto tace o meglio, regna la confusione più totale. Ma andiamo per ordine. Giorno 10 agosto era atteso l’arrivo dei kit ma nulla. Solo il 26 agosto, due giorni fa, è stato comunicato ai medici di famiglia che potevano scegliere, su base volontaria, se effettuare i test e con che modalità. In particolare è stata data loro la possibilità di scegliere se effettuarli nei loro ambulatori, presso dei locali adibiti appositamente dalle Asl oppure fornire solamente gli elenchi.

 

Inutile dire che la disponibilità dei medici sarebbe stata massima qualora fossero stati messi nelle condizioni di sicurezza per poter effettuare i test. Ma così non è, «in queste condizioni, senza alcuna organizzazione, non possiamo rischiare nei nostri ambulatori. Sarebbe rischioso per i nostri pazienti e per noi stessi». Sono dichiarazioni amareggiate quelle che accomunano diversi medici della provincia reggina. Vorrebbero fare ma non si sentono sicuri.

I tempi stringono

Il risultato di tutta questa confusione? L’avvio dell’anno scolastico potrebbe essere compromesso. I tempi stringono e con la riapertura alle porte e tutto il personale da monitorare non sembra esserci abbastanza margine per poter indugiare oltre. Urge una soluzione e la volontarietà di certo non aiuta a prendere una decisione. Ma come anticipato il problema sicurezza non riguarda solo gli insegnati e il personale. I ragazzi sarebbero da monitorare con attenzione considerando i dati aggiornati.
Proprio questi ultimi tanto su scala nazionale che su scala regionale lasciano pochi dubbi: ieri sono stati raggiunti nuovamente oltre 1300 contagi da Coronavirus. Ma non è tanto questo a preoccupare, considerando che fortunatamente sono in pochi a manifestare i sintomi e le terapie intensive rimangono quasi vuote, a preoccupare è il trend nazionale che vede una mutazione del virus oggi sempre più presente tra i giovanissimi.

L'età media dei contagiati si abbassa

Una conferma che arriva anche dai laboratori Asp di Reggio Calabria che nell'esaminare i dati degli ultimi mesi ha riscontrato la presenza di tanti ragazzi dai 14 ai 17 anni. Con questo dato alla mano risulta evidente che le tante polemiche circa la riapertura, sempre più in bilico, delle scuole, non riguarda più solo l'inadeguatezza delle strutture, i tamponi da fare (in modo volontario) agli insegnanti o la suddivisione delle classi ma, soprattutto, la necessità di tutelare gli alunni da quel virus invisibile che, adesso, sembra essersi adattato a loro.
Le statistiche non fanno ben sperare considerando che il nuovo rapporto Iss-ministero della Salute, riferito al periodo 17-23 agosto, riporta 1.374 i focolai attualmente attivi in Italia, 490 i nuovi. E, come confermato anche l’area reggina, L’età media di chi contrae il virus ora è di 29 anni e i casi sono principalmente asintomatici.
Rimane, dunque, l'incognita su come la provincia reggina affronterà l'eventuale riapertura delle scuole. Di certo, al momento, non è stata trovata una soluzione e in circa due settimane sembra utopico riuscire a monitorare tutto il personale chiamato a rientrare a scuola.