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Rimane aperto il capitolo giudiziario sul caso di Catia Viscomi, l’oncologa in coma da venti mesi dopo aver dato alla luce il 17 maggio 2014 con un parto cesareo il suo primo figlio all’ospedale Pugliese- Ciaccio di Catanzaro. Una gioia quella di diventare mamma che aveva sempre desiderato, ma che il destino non le ha permesso di vivere concretamente nemmeno per un istante. Non ha ancora potuto provare l’emozione di conosce il viso del suo piccolo Aldo né si sa se potrà mai accarezzarlo, mentre lotta da circa due anni in quel letto di ospedale sospesa tra la vita e la morte. Il gip del Tribunale di Catanzaro Giuseppe Perri ha bocciato la richiesta della titolare delle indagini Debora Rizza di archiviare il caso per l’intervenuto decesso dell’unica indagata, l’anestesista presente al parto, disponendo a carico della Procura un supplemento di indagini per chiarire una vicenda avvolta ancora da tante ombre. Non sono stati vani i continui appelli dei familiari della vittima che fin dall’inizio e non solo all’interno dell’aula a porte chiuse di Palazzo Ferlaino, si sono opposti alla richiesta di chiudere un caso, che potrebbe contemplare altri nomi nel registro degli indagati, manifestando finanche sotto la sede della Procura, urlando giustizia per la figlia, la moglie, l’amica che da quella anestestia non si è più svegliata, così come ha urlato giustizia, durante una fiaccolata, la comunità di Soverato, dove Catia è sempre vissuta. Tutti uniti nel pronunciare il suo nome, gridando: “Catia non mollare, non sei sola”, nella speranza che possa riaprire gli occhi e riabbracciare suo figlio. Il giudice per le indagini preliminari ha sciolto la riserva questa mattina. Il caso resta aperto e nel giro di sei mesi la Procura dovrà svolgere una serie di indagini finora non espletate e parzialmente carenti. A partire dalle modalità della morte dell’unica indagata nell’inchiesta, dovuta ad un suicidio, modalità che però non risulta agli atti dell’indagine e che potrebbe svelare altri retroscena. E se normalmente quando ci si trova di fronte ad un omicidio colposo o si indaga come atto dovuto tutta l’equipe medica o si apre un fascicolo contro ignoti dove vengono sentiti tutti i soggetti interessati, in questo caso, a parere del gip non è stato fatto nemmeno questo. Anomalie, indagini parziali, ricostruzioni poco aderenti alla realtà dei fatti che impongono una prosecuzione di un’inchiesta ancora tutta da chiarire.
Gabriella Passariello