«Non è giusto morire su una lettiga del Pronto soccorso da solo e senza cure». È in lacrime Anna Maria, questa mattina è stata ascoltata dai carabinieri che stanno indagando sul decesso del marito. Giuseppe Giuliano, 77 anni, noto imprenditore turistico di Ricadi, è morto giovedì sera all'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia. I familiari hanno sporto denuncia per capire cosa sia successo in Pronto soccorso e perché il loro caro non ci sia più. La Procura ha aperto un'inchiesta e ha disposto l'autopsia.

«Mio marito si sarebbe potuto salvare se solo i medici avessero capito la gravità della situazione». Sono parole cariche di rabbia e piene di perché quelle che da tre giorni tormentano Anna Maria. «Lamentava dolori a una gamba, era spossato e perdeva conoscenza», racconta». I figli allertano quindi l'ambulanza, ma è occupata, quindi decidono di trasportare il padre in auto.

Alle 15 l'arrivo al Pronto soccorso di Vibo. I familiari vengono allontanati. «Non potete entrare, non si preoccupi signora, ci pensiamo noi», le parole rassicuranti di un medico. Invano la moglie tenta di indirizzarli a quella gamba che si presentava malconcia. «Alle 17.45 l'ultimo contatto telefonico con mio marito, lamentava il freddo. Abbiamo chiesto una coperta che gli è stata messa».

Poi il silenzio interrotto alle 19: «Ho visto un medico avvicinarsi a mio figlio. L'ho visto sbiancare, mi sono avvicinata. Mio marito era morto. Due terribili parole. Non ci credevo. Non era possibile. Come era morto? Perchè? Nessuna risposta. Ci hanno accompagnato in quella stanza fredda. Mio marito è morto ancor prima di avere eseguito la Tac. Lo hanno parcheggiato in una sala del Pronto soccorso, ed è morto da solo, dopo 4 ore di attesa».

I quattro figli dell'imprenditore non si danno pace: «Si può morire così?», si domanda Fabrizio. «Mio padre aveva sconfitto un tumore, era stato operato a Milano, aveva ripreso a vivere. La sera prima – ricorda il figlio – stava bene. Aveva chiacchierato con i clienti del ristorante. Era felice ed era in salute». Chiedono giustizia i congiunti dell'uomo. «Vogliamo giustizia per noi, per quelli che sono morti prima di mio marito e per quelli che moriranno dopo di lui», denuncia la moglie che si domanda: «Hanno fatto il possibile per salvarlo o era giunta la sua ora? Ma se così fosse, perchè mio marito è morto in una sala del Pronto soccorso e non in un reparto di Rianimazione?»