Scontro legale

Imponimento, ex consigliere provinciale di Vibo denuncia il pentito Angotti: «Ha mentito su di me per ottenere benefici e sconti di pena»

Dopo l’assoluzione Domenico Fraone si rivolge al Tribunale di Lamezia e chiede alla Procura di indagare sul collaboratore di giustizia: «Ha detto che avrei pagato il clan Anello per fare campagna elettorale in collegi diversi da quello in cui mi ero candidato»

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di Redazione Cronaca
31 agosto 2024
16:00
Nel riquadro, l’ex consigliere provinciale di Vibo Valentia Fraone
Nel riquadro, l’ex consigliere provinciale di Vibo Valentia Fraone

«L’ex consigliere provinciale di Vibo Valentia Domenico Fraone denuncia il “collaboratore di giustizia” Giovanni Angotti. Evidentemente e manifestamente false le dichiarazioni del “pentito” rese al solo scopo di ottenere i benefici derivanti dalla posizione di collaboratore di giustizia e di ottenere sconti di pena». Le virgolette su collaboratore di giustizia e pentito sono, evidentemente, volute. La denuncia, diffusa dall'avvocato Francesco Matteo Bagnato, porta la data di oggi, 31 agosto: Fraone ipotizza per Angotti i reati di falsa testimonianza, calunnia e scambio elettorale politico-mafioso perché nel troncone con rito ordinario del processo Imponimento, all’udienza del 10 dicembre 2021, avrebbe accusato «con dichiarazioni evidentemente e manifestamente false Domenico Fraone di essere stato eletto alle elezioni del 2008 nella carica di consigliere della Provincia di Vibo Valentia a seguito di un accordo con la consorteria Anello in base al quale gli Anello gli avrebbero procurato voti in cambio di soldi ed altri lavori».

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Che le dichiarazioni siano false è, per Fraone (assistito dall’avvocato Bagnato) confermato dalla sentenza irrevocabile emessa dal Tribunale di Catanzaro, che ha assolto l’ex consigliere provinciale dai reati contestati perché il fatto non sussiste.


Fraone riporta nella denuncia alcuni passaggi della sentenza: «In merito, occorre evidenziare che l'appoggio elettorale della cosca in favore dell'imputato si desume esclusivamente dal dichiarato del collaboratore di giustizia il quale, però, è privo di riscontri individualizzanti, né tanto meno può considerarsi tale la successiva vittoria elettorale di Fraone». 

Le dichiarazioni di Angotti, si legge nella denuncia, «sono mendaci, intrinsecamente contraddittorie, inverosimili e non supportate da alcun elemento di riscontro esterno individualizzante».

Angotti, che sarebbe stato «allontanato da Filadelfia a seguito di gravissimi maltrattamenti ai danni dei suoi familiari» si sarebbe autoaccusato «di reati di stampo mafioso» e avrebbe calunniato «estranei» per «ottenere i benefici derivanti dalla posizione di collaboratore di giustizia e ottenere sconti di pena».

A conferma della sua affermazione, l’imputato assolto evidenzia poi che il pentito «ha riportato una condanna alla pena di 4 anni di reclusone per associazione a delinquere di stampo mafioso, nonostante a suo dire lo stesso avrebbe sparato alle gambe ignoti elettori, per procurare voti a Fraone».

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L’ex consigliere provinciale ricorda che, all’epoca dei fatti raccontati dal collaboratore di giustizia, era candidato nel collegio uninominale di Filadelfia «e pertanto solo a Filadelfia poteva essere votato». Angotti, invece, nelle sue dichiarazioni spiegava di aver girato «con Tommaso Anello Maierato, Pizzo e quasi tutti i paesi della provincia di Vibo Valentia per recuperare voti». Per Fraone «sarebbe assolutamente illogico ritenere che un candidato avrebbe pagato una consorteria per procacciargli dei voti e che la stessa consorteria avrebbe potuto svolgere una cruenta campagna elettorale in favore di candidati concorrenti in altri collegi». Altra accusa «gravissima» è quella sostenuta da Angotti per la quale il politico avrebbe «pagato la consorteria in cambio di voti raccolti anche con modalità violente, quali incendi di auto, percosse, e addirittura gambizzazione di elettori mediante colpi di armi da sparo». Rispetto a questa accusa, il pentito non sarebbe stato «in grado di indicare il nominativo di un solo elettore vittima di tali gesti». 

«Ovviamente – continua la denuncia – solo calunnie agli atti del processo, le dichiarazioni del “collaboratore di giustizia” non trovano alcun riscontro, non esiste alcun incendio di auto, nessuna percossa, nessuna gambizzazione mediante colpi di armi da sparo».

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