L’ospedale che non c’è ha festeggiato da poco i 17 anni. Un compleanno amaro per una struttura, il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro, che nonostante accordi, annunci, bandi e ancora nuovi annunci, resta desolatamente un miraggio, per una fetta di Calabria – la più colpita dal taglio orizzontale dei nosocomi disposti dall’allora presidente della Regione Peppe Scopelliti – costretta a fare affidamento unicamente sul derelitto ospedale di Polistena (con una capacità di meno di 100 posti letto) e su quello che resta del nosocomio di Gioia.
Una situazione paradossale che si trascina, di rinvio in rinvio, dal 2007 e che, nonostante il progetto definitivo sia stato presentato da più di un anno, resta ancora impantanato negli uffici della cittadella a Germaneto in attesa che il piano economico finanziario presentato dalla ditta costruttrice venga valutato dagli uffici regionali.

Era il dicembre del 2007 – al Governo nazionale sedeva Romano Prodi – quando fu firmato l’accordo di programma tra il Ministero della salute e la Regione che disponeva la costruzione, oltre che di quello da realizzare a Palmi, anche degli ospedali di Catanzaro, di Vibo e della Sibaritide. Passano quattro anni di pressoché totale immobilismo e, nel 2011, viene approvato il progetto preliminare relativo alla costruzione del nuovo ospedale nella prima periferia di Palmi.

Passeranno altri tre anni, siamo ormai al giugno del 2014, prima dell’aggiudicazione provvisoria e definitiva della concessione alla costruzione della struttura che, a seguito del bando di gara, viene assegnata alla “Rti Tecnis” spa che, insieme alla “Cogip” e alla “Sintec” costituisce la società di progetto “Ospedale della Piana di Gioia Tauro società consortile a responsabilità limitata”.
La successiva conferenza dei servizi, istituita nel novembre del 2018, ci metterà quasi tre anni, siamo ormai nel febbraio del 2021, prima di dare parere favorevole alla costruzione del nuovo ospedale da 300 posti letto. Con il via libera della conferenza dei servizi, e dopo più di dieci anni di attesa snervante, l’iter sembra a questo punto essere sulla rampa di lancio, tanto che la società costruttrice (che non è più la Tecnis, andata intanto a gambe per aria nel 2019) la “D’Agostino costruzioni generali srl”, nel luglio del 2023 presenta in Regione gli elaborati del progetto definitivo che vengono validati, dopo una serie di ulteriori richieste di integrazione documentale, dalla “Conteco Check”, la società individuata dalla Regione per seguire e verificare l’avanzamento dell’elefantiaco iter procedurale.
Siamo ormai alla scorsa estate. Intanto però, visto il tempo trascorso, i costi per la realizzazione dell’opera sono saliti vertiginosamente e a fare slittare i tempi, questa volta, è l’esame del piano economico finanziario presentato dalla ditta costruttrice agli uffici regionali. Piano su cui la Regione, nonostante siano passati già più di quattro mesi, non si è ancora pronunciata. Un’impasse, l’ennesima calata come una maledizione sul progetto dell’ospedale, che impedisce l’approvazione del progetto definitivo e il conseguente via libera al progetto esecutivo e quindi, all’inizio vero e proprio dei lavori.

E sono proprio i costi (con i relativi aumenti causati anche dall’emergenza Covid e dalla guerra in Ucraina) a preoccupare i quasi 150 mila abitanti della Piana che da quasi 18 anni aspettano l’inaugurazione di un ospedale che, da queste parti dopo lo smantellamento della vecchia rete ospedaliera e la progressiva nuclearizzazione della medicina territoriale, è diventato indispensabile. Inizialmente il costo complessivo previsto per il nuovo nosocomio di Palmi, era stato stimato in circa 65 milioni di euro. Fondi poi lievitati fino ai 152 milioni ipotizzati nel 2015 e cresciuti ancora di ulteriori 141 milioni. Niente male per un progetto diventato intanto quasi maggiorenne e di cui ancora non esiste neanche il cantiere.