VIDEO | La comunità vibonese porge il suo saluto ad un uomo delle istituzioni che lascia un segno profondo. L’encomio solenne del Comune e l’abbraccio collettivo dei colleghi del militare tra i protagonisti di una straordinaria stagione
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Il commiato al tenente colonnello Luca Romano si celebra in una chiesa gremita da ogni luogo della provincia. Ci sono i suoi colleghi, certo. E i rappresentanti delle istituzioni. Ma ci sono anche le associazioni, i dirigenti scolastici e tanti ragazzi. È un bel momento, un omaggio al militare che lascia la guida del Reparto operativo di Vibo Valentia per passare a quello di Monza, al segno che ha lasciato in seno al Comando dell’Arma e nella comunità, ma è – soprattutto – un riconoscimento tangibile a ciò che quest’ufficiale ha saputo rappresentare: lo spirito di servizio, l’umiltà, il sacrificio, l’umanità, il valore, ciò che, nell’immaginario collettivo, è l’eroe quotidiano, ovvero il carabiniere.
Vibo Valentia, Chiesa di Santa Maria La Nova, ore 18.30. Ci sono “tanti Luca Romano” presenti a salutare Luca Romano. C’è Carmine Zappia, l’imprenditore che ebbe il coraggio di denunciare zi’ ‘Ntoni Mancuso ed i suoi scagnozzi, che fu isolato e denigrato da tutti nella sua Nicotera, ma al quale l’ormai ex numero due dell’Arma vibonese ha saputo periodicamente portare conforto con la sua presenza fisica.
Ci sono gli uomini della scorta di Zappia, che si prodigano per sollevare una carrozzina e consentire ad un’anziana di accedere in chiesa. Chissà, forse tra la folla c’è anche quel ragazzo che tenne per un pomeriggio la città di Mileto in apprensione, minacciando di gettarsi dal tetto della sua casa: deve la vita a Luca Romano, che lo persuase a lottare e a non arrendersi, a vivere anziché lasciarsi morire. Mileto conferì al militare un encomio solenne per questo. Riconoscimento analogo tributato oggi dal Comune di Vibo Valentia: encomio solenne per Luca Romano, comandante del Reparto il cui Nucleo investigativo, dal maggiore Valerio Palmieri al capitano Alessandro Bui, come il Ros di Catanzaro e quello di Roma, ha svolto lo straordinario lavoro che ha consentito alla Procura antimafia di Catanzaro di portare a compimento l’epocale inchiesta Rinascita Scott.
«Ma la preghiera sentita del più umile tra noi contro le mafie e le ingiustizie è molto più potente di qualsiasi operazione di polizia», dice l’ufficiale in partenza, lasciando trasparire la sua profonda fede. Parole pronunciate all’epilogo di una solenne liturgia di don Vincenzo Varone dedicata alla famiglia. Fede e famiglia: il credo di Luca Romano che accanto a sé aveva Cristina, la compagna di una vita ed i suoi meravigliosi bambini. Ci sono il sindaco Maria Limardo, il presidente della Provincia Salvatore Solano, il vicepresidente della Regione Nino Spirlì, i rappresentanti delle istituzioni, dalla Prefettura alle scuole.
In prima fila il colonnello Bruno Capece, comandante provinciale di un’Arma dei carabinieri mai così forte sul territorio. La stessa che alla vigilia di Natale fu stretta da un abbraccio, incredibile e storico, di migliaia di cittadini mobilitati da Libera, scesi in strada per tributare ai carabinieri la loro gratitudine dopo Rinascita Scott. Il colonnello Capace che ha sottolineato il valore del lavoro svolto da Luca Romano per il suo comando ma anche per quello del suo predecessore, Gianfilippo Magro, del quale ha lealmente evidenziato i meriti per la gran parte dei risultati che oggi si colgono. Ci sono i comandanti delle Compagnie e dei Nuclei radiomobili, ci sono i comandanti delle stazioni territoriali. Tra i banchi, il suo braccio destro, il comandante del Nucleo informativo Pietro Santangelo. Arriva anche Milo Aveni in mimetica, il comandante del leggendario Squadrone eliportato cacciatori.
«Tutto è compiuto», cantano i ragazzi del coro prima del commiato. «Questa è una terra bellissima, con dei paesaggi ed un tramonto meravigliosi – chiosa Luca Romano – ma non è niente rispetto alla bellezza della sua gente, a cui dopo questa esperienza sento di appartenere e alla quale rivolgo la mia gratitudine».
Lascia Vibo Valentia e si trasferirà in Brianza, alla guida del Reparto operativo di Monza. È una terra colonizzata dalle ’ndrine. Quella nella quale mise radici Carmelo Novella, assassinato a San Vittore Olona nell’estate del 2008 ed il cui omicidio provocò la prima guerra di ‘ndrangheta del nuovo millennio lungo la rotta Lombardia Calabria. È la terra epicentro della storica operazione Infinito, dove vive Salvatore Mancuso, figlio di don Ciccio, il patriarca di Limbadi e Nicotera. Come la Calabria, la Brianza, una terra bellissima che merita di essere servita e per questo l’ha scelta.
Luca Romano va via. Riceve le targhe ricordo dai colleghi. Mimma Cacciatore, la preside-coraggio, l’abbraccia e si commuove. Il maestro Grenci giunge dalle Serre per donargli una delle sue magnifiche pipe. Giuseppe Borrello, anima di Libera nella provincia, gli fa dono di un poster che ricorda la storica manifestazione del 24 dicembre 2019. L’ultima battuta è con i giornalisti, che perdono un punto di riferimento assoluto, signorile, corretto, trasparente, puntuale, disponibile in qualsiasi momento per far sì che la comunità potesse avere un’informazione trasparente, precisa, puntuale, essenziale sì ma completa. Luca Romano ci mancherà.