VIDEO | Ospite dell'ultima puntata del format Luigi De Vecchis: «Il governo deve creare sinergie tra università ed aziende e attirare i giovani nelle università tecnologiche»
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«Sono sempre stato un tecnico nella mia vita». Si presenta cosi Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia, ai microfoni de LaCapitale vis a vis: «Quello che mi piace fare è trasferire conoscenze, perché la curiosità di conoscere è più importante dello studio stesso».
Intervistato dalla giornalista Paola Bottero, De Vecchis ha discusso di energie rinnovabili, disinformazione, innovazione tecnologica e di crescita del Mezzogiorno.
«Il processo di decarbonizzazione in atto deve continuare. Le energie rinnovabili però non forniscono con continuità energia elettrica e di conseguenza devono essere aiutate per sostenere la domanda di base del mondo intero».
Nuclearista convinto, De Vecchis, crede che «con le tecnologie nuove, con i reattori veloci si possa raggiungere un compromesso importante perché non producono le scorie di quelli di vecchia generazione». Tuttavia la paura compromette l’innovazione: «La disinformazione purtroppo è più forte dell’informazione e le credenze popolari sono tali per cui si crea una sorta di barriera all’innovazione tecnologica», questo vale per il nucleare come per le antenne di nuova generazione che «sono molto meno invasive delle precedenti».
Altro tema importante: la sicurezza delle reti. Il presidente Huawei Italia ha parlato di «economia digitale» che è ciò che sta avvenendo in «paesi più lungimiranti dove le tecnologie di quinta generazione stanno accelerando i processi» mentre «il nostro Paese purtroppo è l’ultimo in graduatoria sulle innovazioni perché manca la capacità di sviluppare in sicurezza dialogando».
Mancano la visione strategica e la correlazione tra il mondo della formazione e quello delle imprese: «Il governo deve creare sinergie tra università ed aziende». De Vecchis auspica che il governo destini parte dei fondi del Pnrr proprio a questo fine, soprattutto nel Mezzogiorno.
«Il Sud ha sofferto negli anni passati di una incapacità politica di far crescere il Paese in maniera omogenea. Dovremmo accelerare soprattutto nel Sud una campagna per attirare i giovani nelle università tecnologiche. C’è bisogno di ingegneri, fisici, matematici, una costruzione di progetto di campus in cui le università lavorano con le imprese» Perché «la formazione è direttamente proporzionale all’innovazione tecnologica, cresce una e cresce l’altra. Ma ci vogliono 10 anni». Il Pnrr non basta.