Domani giornata storica per le toghe italiane che in udienza compileranno un verbale in cui saranno riportate le motivazioni della protesta, con il conseguente rinvio dei processi
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Il giudice Urania Granata, presidente della sottosezione Anm di Cosenza
La magistratura italiana si prepara a un’astensione dai processi e dalle attività giurisdizionali in segno di protesta contro la riforma Nordio. Il giudice Urania Granata, presidente della sottosezione dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) di Cosenza e giudice penale dibattimentale presso il Tribunale della città, spiega in un'intervista a Cosenza Channel le ragioni di questa mobilitazione e le criticità della riforma.
Le ragioni dello sciopero
«Come tutti sappiamo, all’esito dell’assemblea straordinaria dell’ANM è stata proclamata questa astensione dalle attività giudiziarie per la giornata di domani. Si tratta di una forma di protesta contro la riforma Nordio e a tutela della Costituzione», ha dichiarato il giudice Granata. «Questo sciopero non vuole essere un gesto di insubordinazione, ma l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito: il diritto di sciopero, riconosciuto a tutti i lavoratori, compresi i magistrati. L’ANM, come interlocutore istituzionale, non nasce per difendere diritti sindacali, ma per contribuire al dibattito pubblico su temi di giustizia e ordinamento giudiziario».
Una riforma a "costo zero"
«L’obiettivo di questa agitazione è promuovere una riflessione critica su una riforma che sembra assecondare interessi di pochi, forse istanze demagogiche o populiste, senza migliorare l’amministrazione della giustizia. Si tratta infatti di una riforma a costo zero, che non migliora il servizio giustizia, rischia di svilire la funzione del magistrato e di ridurre le garanzie per i cittadini».
Granata evidenzia come il problema della giustizia italiana sia la carenza di risorse, non la separazione delle carriere: «L’efficienza della giustizia passa attraverso una risposta certa, immediata e celere. Per garantire questo non serve la separazione delle carriere, ma occorrono risorse. Questa riforma non stanzia fondi per colmare le lacune di personale, per l’adeguamento informatico, per la formazione o per l’edilizia giudiziaria».
Il rischio di un PM subordinato all’esecutivo
Uno degli aspetti più critici della riforma è, secondo Granata, il rischio di una maggiore subordinazione del pubblico ministero al potere esecutivo: «Il tema della separazione delle carriere, per come viene concepito, rischia di isolare il PM, compromettendone l’imparzialità, l’autonomia e la funzione di garanzia. Il rischio è l’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo, con un conseguente condizionamento politico nell’esercizio dell’azione penale. Si tratta di una riforma che stravolge l’attuale assetto costituzionale, alterando l’equilibrio tra i poteri dello Stato e riducendo le garanzie per i cittadini».
Granata sottolinea l’importanza della terzietà del pubblico ministero nella cultura giurisdizionale italiana: «Il pm non deve diventare un burocrate passacarte o un professionista dell’accusa. Nella nostra tradizione giuridica, il pubblico ministero ha il compito di ricercare la verità, esattamente come il giudice».
Il confronto con altri modelli europei
A chi sostiene che la separazione delle carriere sia un modello già adottato in altri Paesi, Granata risponde: «Si fa spesso riferimento ai sistemi accusatori di Francia e Spagna, ma in Spagna la dipendenza gerarchica del pubblico ministero dal governo è oggi avvertita come una criticità e si auspica una riforma per rafforzarne l’indipendenza. Noi, invece, ci muoviamo in direzione opposta, adottando un modello già ritenuto disfunzionale altrove».
La situazione degli addetti all’ufficio per il processo
Un altro tema toccato durante l’intervista è quello della stabilizzazione degli addetti all’ufficio per il processo, figura introdotta per accelerare i procedimenti nell’ambito del Pnrr: «Gli addetti hanno costituito una risorsa fondamentale. Non stabilizzarli significherà, se non fare un passo indietro, sicuramente non fare quel balzo in avanti necessario per garantire l’efficienza della giustizia».
Come si svolgerà l’astensione
Sul piano pratico, domani ogni magistrato si presenterà in udienza e compilerà un verbale in cui saranno riportate le motivazioni della protesta, con il conseguente rinvio dei processi.