Centinaia di ragazzi in fila sotto il sole in attesa di tampone. Laboratori saturi. Locali e discoteche chiusi fino alla fine della stagione. Interi centri che a mesi di distanza dall’inizio della fase 2 riscoprono la paura dei contagi a catena.  

Galeotta fu la mattonella  

Gli assembramenti nei locali che l’assessore/vocalist per una notte Fausto Orsomarso ha bollato come fake news non ci hanno messo molto a diventare origine di assai prevedibili guai, come il banale buon senso suggeriva. La mattonella evocata dal politico come naturale confine impossibile da non attraversare ballando si è rivelata tanto stretta da costringere la Regione (e la Giunta di cui lui fa parte) a svuotare per decreto tutte le piste, mentre la rinnovata paura dei contagi ha rapidamente tracimato in altri ambiti svuotando i locali, facendo saltare festival e appuntamenti, diradando le prenotazioni. Un po’ come sprangare le porte della stalla a buoi scappati e possibilmente già dispersi. 

Il caos Soverato 

È bastato il caso di un giovane scopertosi positivo dopo aver fatto il giro di tutte le discoteche di Soverato per precipitare nel caos un’intera provincia. I primi tamponi – solo 72 a fronte delle centinaia ancora da processare – hanno dato risultati confortanti. I contatti stretti del ragazzo sono negativi, ma bisognerà attendere i risultati dei test di tutti gli altri avventori per fare un bilancio. Sempre che il ragazzo che si è autodenunciato fosse l’unico positivo che ballava in pista quella sera.  

Conseguenze inevitabili di una pianificazione che non c’è 

Quanto successo però non è semplicemente un campanello d’allarme, anzi se vogliamo il secondo dopo l’apericena che a Reggio Calabria ha innescato una catena quasi incontrollata di contagi. Sono casi spia di una situazione potenzialmente esplosiva in tutta la regione. E non per tragica fatalità o sfortuna nera. È la logica conseguenza di una politica incapace della più elementare pianificazione in una situazione complessa in cui è necessario conciliare (almeno) tre variabili.  

Le tre variabili dell’estate calabrese in tempi di Covid 

Primo, la sicurezza sanitaria dei cittadini in una Calabria che dopo mesi di pandemia - e centinaia di migliaia di euro spesi non si sa come -  è in grado di processare solo 1300 tamponi al giorno e non ha avviato alcuna campagna di screening con test sierologici. Secondo, il diritto alla mobilità delle persone, turisti o fuori sede di rientro che siano. Terzo, la volontà di salvaguardare il settore turistico e l’indotto. Anche qui con un discreto strabismo, che ha portato a tutelare l’imprenditoria, dimenticando le braccia che le permettono di camminare, dagli stagionali alle maestranze dello spettacolo.  

La Giunta e quell’equazione mal riuscita 

Evidentemente, un’equazione con troppe incognite per la Regione, che ha provato a risolverne più o meno due – anzi, una e mezza – e per il resto ha fatto lo struzzo. «Venite in Calabria, l’unico rischio è di ingrassare» proclamava non più tardi di qualche mese fa la governatrice che a marzo invocava l’esercito ai confini della Calabria e quest’estate, mentre si moltiplicavano i contagi fra turisti e fuori sede autorizzati a rientrare senza alcun controllo, tuonava contro gli sbarchi di migranti, sebbene testati all’arrivo e obbligati al totale isolamento per 14 giorni.  

Le poco azzeccate previsioni di Fausto-dj 

«L’unica nostra preoccupazione per questa estate riguarda gli assembramenti incontrollati proclamava l’assessore Orsomarso per rispondere alle polemiche scatenate all’ipocrita invito alla prudenza da lui lanciato dalla console del dj Bob Sinclar, con tanto di assembramento danzante in pista alle sue spalle. Ci ha pensato la realtà a smentire che «ci saranno altre feste, altri sabato e altri eventi» come annunciato da Orsomarso. Nel giro di qualche giorno non solo le serate in discoteca, ma anche festival, eventi culturali, persino i giochi dei bambini nei parchi di alcune zone della Calabria sono stati sospesi. E sarebbe bastato poco per evitare tutto questo.  

Controlli, questi sconosciuti 

Note compagnie aeree internazionali, che vivono dei biglietti pagati da chi viaggia, obbligano chiunque voglia volare con loro ad eseguire un tampone 96 ore prima dell’imbarco. Troppo difficile immaginare le medesime cautele per chi – fuorisede o turista – avesse in programma di entrare in una Calabria sostanzialmente risparmiata dalla pandemia? Troppo macchinoso pensare di adottarle per chi abbia intenzione di arrivare in regione ora? Troppo complicato pensare di incentivare i singoli a prudenza e prevenzione, finanziando o cofinanziando i test, magari con le risorse messe a bilancio per i disco-bus – le navette immaginate per portare la gente di locale in locale – o altre iniziative spot?  

Le cicale della Cittadella  

Evidentemente sì per i piani alti della Cittadella, abitati da cicale che per mesi hanno cantato odi ad un’estate normale che tale non è. Ma il rischio è che l’inverno arrivi prima del previsto. A meno che, ancora una volta, non sia il senso di responsabilità dei singoli a supplire alle lacune gestionali, amministrative e di pianificazione di una politica miope e strabica, che per l’ennesima volta è costretta a mettere pezze corte e sfilacciate su strappi facilmente evitabili.