«Mio marito si sta lasciando morire». È il disperato appello di una donna residente da anni a Vibo Valentia. Suo marito, 72 anni, malato di Alzheimer, allettato da una settimana, si rifiuta di bere, di mangiare e di prender le medicine.

«Ho provato a chiamare il nostro medico di famiglia che si rifiuta di venire a casa per paura del Covid. Questo maledetto virus rischia di uccidere tutti gli altri malati che non vengono presi in considerazione». Un lungo sfogo che la donna affida alla posta elettronica della nostra redazione. Vuol rimanere nell’anonimato per proteggere la sua famiglia. Si domanda il perché suo marito debba morire così. «Il Covid sta piegando il mondo intero, ma che dobbiamo fare noi? Chiuderci in casa e aspettare la morte perché c’è da combattere il virus? Io non voglio vedere morire mio marito per disidratazione». Invoca aiuto.


Su consiglio del medico ha provato a contattare il poliambulatorio di Moderata Durant ma nessuno gli ha risposto: «Squilla a vuoto». Dovrei recarmi di persona agli uffici per richiedere l’assistenza domiciliare integrata, ma non posso muovermi. Non posso lasciare da solo mio marito». E allora non c’è nulla da fare. Per telefono certe pratiche non si possono sbrigare.


«È possibile che nessuno in questa città sembra preoccuparsi dei malati di Alzheimer? È possibile che un medico di famiglia che ha fatto il giuramento di Ippocrate, si rifiuti di visitare mio marito?». Ha supplicato il suo medico: «Si metta una tuta di protezione e venga a visitare mio marito» ma per tutta risposta avrebbe ricevuto un netto diniego: «Non vengo, mi dispiace, sono terrorizzato anch’io da questo virus».
E come dargli torto. Medici senza dispositivi di protezione. Medici che si stanno ammalando. Una cinquantina i camici bianchi positivi al Covid. Troppi se si considera la sanità malata di commissariamento che da un decennio ha colpito la nostra Regione.