VIDEO | La bambina affetta da una grave disabilità riceve poco o nulla dalle istituzioni. «Per stabilire un piano deve fare un ricovero fuori regione. Tutti i nostri sforzi a cosa sono serviti?»
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«È una bambina con patologie importanti. Sono necessari altri accertamenti? Se una famiglia chide aiuto, lo fa perché ha bisogno di essere sostenuta». È arrabbiata, mortificata e delusa Simona Coluccio, presidente dell’associazione Comma Tre di Gioiosa Jonica e mamma di Maria Pia, una bambina disabile affetta da gravi patologie. Da qualche tempo le sue condizioni sono peggiorate, con difficoltà a deambulare e continue crisi epilettiche. Essendo unico genitore due anni fa ha intrapreso con le istituzioni preposte un percorso di "Progetto di Vita" per dare un futuro dignitoso alla figlia, che ad oggi gode solo di un assistente familiare e di un’ora di terapia riabilitativa, a fronte delle 30 ore settimanali previste.
«Hanno richiesto una serie di visite ancora in corso – spiega Simona - ma la mia tristezza è nell'aver letto in una relazione della neuropsichiatra che per stabilire il piano deve fare un ricovero fuori regione. Voglio precisare che è stata fatta una battaglia di civiltà per riattivare il servizio di elettroencefalogramma, che da 2 anni a Locri non funzionava più. Quindi tutti i nostri sforzi a che cosa sono serviti se mia figlia non può godere di questo servizio tanto agognato?»
Per provare a risolvere questa situazione, Simona si è rivolta anche al ministro per la Disabilità Alessandra Locatelli. «Il problema non è la disabilità – dice - ma la mancanza di sensibilità. Penso che al di là delle leggi ci vorrebbe il buon senso, in modo particolare da parte di chi decide per i nostri figli». In casa ad aiutare Simona per l’assistenza a Maria Pia è Giulia, che per stare vicina alla sorella ha scelto di abbandonare la scuola e dedicarsi totalmente a lei. «È stata una decisione che ho preso in autonomia – sostiene – ho capito che c’era bisogno anche di me e non mi sono tirata indietro. Per me mia sorella è tutto».