L'enorme nave da crociera che dovrebbe sostare 4 mesi nello scalo gioiese ha dovuto lasciare il terminal a causa delle condizioni climatiche
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Non c'è pace, anzi non c'è quiete, per la Msc Opera, la nave da crociera che da giugno scorso la pandemia costringe alla...inoperosità.
Neanche le banchine di Gioia Tauro si sta rivelando un “porto sicuro” per questo grattacielo sull'acqua che, quando scalò qui - per una sosta prevista di almeno 4 mesi - divenne, per le sue enormi dimensioni e per un ormeggio inedito nella storia della struttura, anche una attrattiva quasi turistica.
Foto e video social l’avevano immortalata gagliarda all’ingresso, foto e video social la stanno riprendendo nella sua uscita mesta e imprevista.
È il forte vento che si prevede fino a 25 nodi ad aver causato quest’altro cambio di programma che sembra accompagnare una delle ammiraglie della principale flotta crocieristica, che da quando non fa più viaggi di piacere ha toccato i moli di Taranto e Genova prima, Pozzallo poi, pur di non ingombrare troppo le altrui manovre.
Insomma, troppo ingombrante per starsene ferma - per precauzione - a Gioia Tauro era stato deciso di spostarla prima di posizione – giovedì per il rischio che le funi si spezzassero era stata trasferita lungo una banchina meno esposta alla tramontana - mentre stamattina, constatando che non vi erano altri margini di rischio - il natante è salpato verso il largo.
In rada, fanno sapere fonti istituzionali, la Opera dovrebbe rimanere il tempo necessario. Dipende dal meteo, è proprio il caso di dire, quest’altra tappa di una curiosa odissea che alla crisi economica dovuta alla pandemia aggiunge la disorganizzazione di compagnie costrette a muoversi sempre - senza investire in rimessaggi economici e sicuri - metafora di un’altra lotta contro gli effetti del virus che, almeno in questo caso, dimostra che Gioia Tauro non è un porto per parcheggio neanche quando a regolare le soste è il gestore unico dei container, del terminal e di navi troppo giganti.