VIDEO | Fa molto discutere l’inchiesta condotta dalla Procura di Catanzaro che ieri ha notificato 34 avvisi di garanzia nei confronti di quasi tutto il Consiglio comunale di Catanzaro e di alcuni imprenditori. Ecco le reazioni di alcuni esponenti non indagati
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Non accenna a placarsi il terremoto che ha scosso ieri il Comune di Catanzaro con ben 29 consiglieri comunali indagati su 32. Diverse le reazioni tra i garantisti e tra chi, invece, come il Codacons, chiede ai consiglieri di dimettersi.
C’è da fare una distinzione tra i due filoni dell’inchiesta della Procura di Catanzaro. Il primo è quello relativo ai falsi verbali delle commissioni consiliari in cui veniva attestata la partecipazione di consiglieri che in realtà non erano presenti o che vi prendevano parte in modo discontinuo. Un sistema che ha consentito loro, chi più chi meno, di ottenere gettoni di presenza per un ammontare di 22mila euro complessivi.
Dall’altro, vi è il caso di 4 consiglieri che, secondo l’accusa, sono stati assunti solo formalmente come dipendenti da alcune imprese per ottenere dal Comune il rimborso per le ore sottratte al lavoro in azienda, per un importo complessivo di quasi 300mila euro a carico dell’ente. Si tratta dei consiglieri Tommaso Brutto, Andrea Amendola, Enrico Consolante e Sergio Costanzo.
Le ipotesi di reato che vengono contestate, a vario titolo, sono quelle di falso ideologico, falso materiale e truffa aggravata.
Il commento di Polimeni
Il presidente del Consiglio comunale Marco Polimeni, non coinvolto nelle indagini, ha espresso fiducia negli organi inquirenti. «Ho appreso del provvedimento giudiziario notificato ai colleghi consiglieri e, non conoscendo nel dettaglio i contenuti delle indagini, tengo a precisare il profondo rispetto e la massima fiducia nei confronti degli organi inquirenti. Allo stesso tempo, non posso che sottolineare la stima che nutro nei confronti dei consiglieri comunali ai quali è stato notificato l’avviso: ho avuto modo di conoscere e apprezzarne l’impegno istituzionale - chi in maggioranza, chi dall’opposizione - di ognuno di loro. Sono certo, avendo piena contezza dello svolgimento delle commissioni consiliari, che gli amministratori coinvolti sapranno chiarire individualmente, nelle sedi opportune, la propria posizione».
«Essendo un avviso di conclusione indagini – ha spiegato ancora Polimeni - quello notificato ai 29 consiglieri, dunque il primo passaggio di un sistema giudiziario assolutamente garantista, mi riservo, in qualità di presidente dell’assemblea, di mettere in atto i più opportuni approfondimenti e confronti con gli stessi consiglieri nell’interesse del Comune che, in questi anni, ha portato avanti progetti e iniziative mirate allo sviluppo della città capoluogo».
A commentare l’inchiesta anche Roberto Guerriero, tra i consiglieri non indagati che da un anno ormai, come da lui stesso confermato, non partecipava alle commissioni «per questioni di natura politica». «C’è ben poco da dover commentare – ha spiegato Guerriero – la magistratura sta facendo il suo corso e mi affido al loro lavoro. Allo stesso tempo voglio essere garantista nei confronti dei miei colleghi».
Tra i 29 indagati anche i consiglieri Nicola Fiorita e Gianmichele Bosco che hanno così commentato: «Oggi più che mai siamo sereni e contenti che si facciano indagini sulle attività dei consiglieri comunali, perché chi opera nella pubblica amministrazione deve essere trasparente e disponibile al controllo.
Da uomini di diritto, abbiamo fiducia nella magistratura e siamo convinti che saprà chiarire ogni singola posizione. Noi non abbiamo nulla da nascondere. Chiederemo di essere ascoltati al più presto nelle sedi competenti al fine di chiarire ogni singolo dubbio. Non abbiamo ancora potuto visionare gli atti processuali, ma allo stato oggetto di contestazione sarebbe la corresponsione di 192 e di 225 euro.
Noi abbiamo partecipato con passione e dedizione alle attività delle Commissioni consiliari - compatibilmente con i nostri impegni di lavoro - e non possiamo accettare nessuna ombra sulla nostra condotta e sul nostro impegno disinteressato al servizio della città».