I carabinieri della Compagnia di Sestri Levante, nell’ambito dell’operazione denominata 'Flashover', hanno arrestato un imprenditore edile di 48 anni di origini calabresi, ma residente a Chiavari, considerato mandante e organizzatore dell’incendio doloso del primo luglio 2020, che distrusse una palazzina residenziale di tre piani a Villa Oneto, nel comune di San Colombano Certenoli (Genova). Inizialmente la causa dell’incendio era stata ricondotta ad un innesco di natura accidentale, ma le indagini condotte dai militari e coordinate dal sostituto procuratore Gabriella Dotto ne avevano acclarato la natura dolosa.

Un minuzioso sopralluogo eseguito dai Carabinieri, in collaborazione con la squadra di polizia giudiziaria dei Vigili del Fuoco, aveva permesso di rivelare la presenza di sostanze acceleranti nel punto di origine. Dopo un anno di indagini, lo scorso luglio i militari avevano arrestato tre uomini: un manovale 48enne di origini calabresi e due fratelli residenti nel Tigullio, rispettivamente di 43 e di 29 anni, tutti ritenuti a vario titolo coinvolti nella pianificazione e nell'esecuzione del rogo.

La successiva attività investigativa, che si è concentrata sul movente dell'incendio, ha permesso di risalire al mandante, ovvero l'imprenditore edile. L'uomo infatti era titolare dell’impresa che nel settembre 2020 (2 mesi dopo il rogo, ndr) aveva stipulato con la società proprietaria dell’immobile un contratto per la ricostruzione dell’edificio distrutto. Secondo l’ipotesi degli inquirenti, l’incendio sarebbe stato commissionato proprio dall’uomo per ottenere l’appalto dei lavori di ricostruzione. Lavori che sono stati poi effettivamente commissionati a una ditta collegata alla famiglia dell’imprenditore arrestato. I circa 600.000 euro di assicurazione post incendio sarebbero stati poi utilizzati per finanziarne la ristrutturazione. Dalle indagini è emerso che la riqualificazione “ante incendio” era stata appaltata ad un’altra società, sempre in qualche modo riconducibile allo stesso imprenditore calabrese. I risultati di quella prima ristrutturazione, però, erano viziati da gravi errori. Da qui, spiegano i militari, presumibilmente la decisione di dare alle fiamme l'immobile per "risanarli".