Nuova sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro – dopo un precedente annullamento con rinvio ad opera della Cassazione – nel processo che vedeva imputato Francesco Olivieri, 37 anni, di Nicotera, ritenuto responsabile di due omicidi e di diversi ferimenti a colpi d’arma da fuoco. Per lui i giudici di secondo grado hanno deciso per la condanna all’ergastolo in quanto ritenuto responsabile di omicidio, aggravato dalla premeditazione, per aver esploso a Nicotera l’11 maggio 2018 tre colpi di fucile nei confronti di Michele Valarioti.

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Nei confronti di Giuseppa Mollese, sempre a Nicotera, è stato invece sparato un solo colpo di fucile che ha attinto la vittima alla regione mammaria destra, cagionandone anche in questo caso la morte. Era contestata pure qui l’aggravante della premeditazione nel reato di omicidio. Tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione, era poi l’accusa mossa a Francesco Olivieri per i due colpi di fucile esplosi a Limbadi nei confronti di Vincenzo Timpano (alias “Scarcella”) che ha però reagito prontamente riuscendo ad evitare i proiettili per poi scagliarsi contro il suo aggressore con una lastra di legno del separè di un bar, mentre Francesco Olivieri era intento a ricaricare il fucile. La nuova sentenza della Corte d’Assise d’Appello arriva dopo un precedente annullamento con rinvio del verdetto di secondo grado ad opera della Corte di Cassazione che aveva chiesto ai giudici di merito di accertare la capacità di intendere e volere di Francesco Olivieri al momento della commissione dei fatti. Anche la Procura generale della Cassazione aveva chiesto nel gennaio dello scoro anno l’annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado condividendo i motivi di ricorso della difesa rappresentata dagli avvocati Francesco Schimio e Giovanni Piccolo. La nuova perizia psichiatrica disposta dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro nei confronti di Francesco Oliveri – ed affidata al medico legale Giulio Di Mizio – ha però stabilito la piena la capacità di intendere e volere dell’imputato al momento della commissione dei fatti di sangue. Per il medico legale, Francesco Oliveri (detto Cicko) era perfettamente consapevole di quanto compiuto e della volontà omicida. Da qui la conferma della condanna all’ergastolo così come deciso dai giudici di primo grado. In attesa del deposito delle motivazioni del nuovo verdetto, la difesa dell’imputato preannuncia in ogni caso un nuovo ricorso in Cassazione.

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Lesioni personali, aggravate dall’uso di un’arma – per l’esplosione di più colpi di fucile nel bar di Limbadi che per errore hanno ferito al polso destro (con proiettile ritenuto in sottocute e rimosso chirurgicamente) Pantaleone Timpano – era poi l’altra contestazione mossa nei confronti dell’imputato finito sotto processo anche per le lesioni personali aggravate provocate dall’aver spinto con forza a terra Francesca Vardè (facendola cadere rovinosamente) in occasione dell’esplosione dei colpi di fucile all’indirizzo del marito Michele Valerioti. Contestato a Francesco Olivieri pure il reato di danneggiamento per via dell’esplosione a Limbadi di numerosi colpi di fucile in direzione della porta di ingresso dell’abitazione e dell’autovettura di proprietà di Francesco Timpano, più un colpo di fucile a Nicotera all’indirizzo della saracinesca del locale commerciale di Maria Teresa Campennì denominato “Il Capriccio”.  Danneggiamento l’accusa, infine, per i numerosi colpi di fucile esplosi in direzione della Peugeot 106 di Cesare Taccone a Nicotera, più due colpi di fucile contro l’insegna del ristorante-pizzeria “Il Castello” di Francesco Mollese. La furia omicida, stando al racconto di Francesco Olivieri, sarebbe stata mossa dalla volontà di vendicare il fratello Mario ucciso nel 1997.