Fitti zero, il progetto della Regione naufraga: 2,3 milioni spesi in due anni

La denuncia del sindacato Csa-Cisal: «A Bisignano 100 metri quadri a 63mila euro annui per un solo dipendente»

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di Redazione
3 gennaio 2020
10:24
La Cittadella regionale
La Cittadella regionale

«L’Amministrazione uscente aveva presentato in pompa magna il progetto “Fitti zero”. Come si evince dal nome, il programma prevedeva una robusta razionalizzazione della spesa  per i canoni di locazione a carico delle casse regionali, e quindi dei contribuenti calabresi.

“L’efficacia” del piano è inesorabilmente smentita dai numeri». Così una nota del sindacato Csa-Cisal sul progetto “Fitti zero” portato avanti dalla Regione e indirizzato a ridurre le spese di affitto delle sedi legate all’ente.

Spesi 2,3 milioni

«Nel 2018 – rivela il sindacato –, il capitolo di bilancio dedicato alle “Spese per fitto locali e fabbricati” è arrivato a gravare per complessivi 1.149.281,53 euro. Nel 2019, la somma non solo non è diminuita ma è addirittura cresciuta arrivando a 1.154.866,07 euro. In due anni sono stati spesi oltre 2 milioni e 304 mila euro. Alla faccia dei fitti zero. E se questo è il quadro generale basato sui numeri, ci sono singoli episodi che destano forti perplessità. In questa montagna di soldi pubblici pagati ai privati, davvero tutti i locali periferici sono mantenuti nell’interesse pubblico e rispettando almeno il criterio della reale utilità per l’ente regionale?», si chiede il sindacato che poi spiega nel dettaglio una situazione emblematica.


La sede di Bisignano

«Esiste una sede decentrata del dipartimento “Lavoro, Formazione, e Politiche Sociali” a Bisignano, in provincia di Cosenza. Per questo immobile la Regione paga un canone di locazione mensile di 5.218,06 euro, all’anno quindi si sborsano ben 62.616,12 euro. La struttura è grande oltre 100 mq, tuttavia risulterebbe in servizio soltanto un dipendente, o al massimo due. Pur ammettendo che lavorino almeno due dipendenti (e non è nemmeno sicuro), possiamo affermare – scrive il sindacato Csa-Cisal – che esistono pochi casi del genere in Italia, con queste “larghe” proporzioni. La media sarebbe di 50 mq a dipendente: uno spreco abnorme. Un cazzotto al principio di economicità che regola la Pubblica Amministrazione».

«E attenzione – incalza il sindacato -, l’Amministrazione non può nemmeno dire di non saperne nulla. In data 11 luglio 2019, infatti, l’ex dirigente del settore “Economato” ha fatto presente la situazione al direttore generale del “Personale” e soprattutto a quello “competente”, di “Lavoro, Formazione, e Politiche Sociali”. Il dirigente dell’Economato aveva sollevato l’opportunità di valutare la chiusura di una struttura così ampia e così costosa al servizio di forse nemmeno due dipendenti, mettendo in rilievo l’ingiustificata e sproporzionata liquidazione di danaro pubblico. Finora quella comunicazione dell’allora dirigente del settore “Economato” è rimasta senza alcuna risposta. Perché mai questo silenzio da parte del dg del dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali”? Non è forse un controsenso ignorare la richiesta tesa ad evitare un potenziale danno erariale per l’ente?».

La sede della Regione a Bruxelles

Ma gli sprechi non sarebbero finiti qui: «Sempre l’ex dirigente del settore “Economato” – prosegue la nota - aveva chiesto conto di un’altra struttura già ascesa agli onori della cronaca per le sue spese non certo contenute: la sede della Regione Calabria a Bruxelles. Per l’avamposto calabrese in Round Point Schuman, nella capitale del Belgio, c’è un contratto che risale al 2006, poi ritoccato nel 2015. Il solo affitto ammonta a 43.609,50 euro. Senza dimenticare che le tasse per il mantenimento della struttura, sommati a tutti gli altri oneri accessori dell’immobile, fanno lievitare di parecchio la cifra di soldi pubblici impiegati. Il dirigente del settore “Economato”, in data 8 luglio 2019, si rivolge per “competenza” al dipartimento “Programmazione Comunitaria”, per capire il da farsi. Quest’ultimo, in data 19 luglio 2019, risponde, in maniera onesta, che il suo dipartimento in riferimento all’immobile di “rappresentanza” era da considerarsi un mero fruitore dei locali, non in maniera esclusiva. Sull’ipotesi di chiusura però si rimanda ad altri la patata bollente».

«A quel punto, il dirigente del settore “Economato”, in data 22 luglio 2019, rifà la stessa domanda a tutti i dipartimenti. Il dg del dipartimento “Presidenza” (23 luglio) dice che non utilizza la sede di Bruxelles. La dg del dipartimento “Turismo e Spettacolo” risponde allo stesso modo, così come il dg del dipartimento “Agricoltura e Risorse Agroalimentari”. Altri ancora hanno fornito risposte che non si sono discostate di molto dalle precedenti. Insomma, finora non c’è nessun direttore generale della Regione Calabria che rivendica il pieno utilizzo dell’ambasciata calabrese in Europa e, soprattutto, nessuno è pronto a mettere per iscritto che serve per davvero. Eppure, oltre al canone di locazione, si pagano spese per consumi e finanche il servizio di pulizia e posti auto».

L’appello del sindacato

La Csa-Cisal ha poi evidenziato che «per quanto riguarda la sede smisurata di Bisignano non ci sono i presupposti per continuare con questo insensato sperpero. Il dg del dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” non glissi più e proceda con la razionalizzazione. Sulla sede di Bruxelles è evidente che qualcuno deve assumersi la responsabilità di dire che il gioco vale la candela, ossia che gli importanti costi sostenuti per la struttura di rappresentanza siano commisurati al reale utilizzo. Altrimenti ognuno se ne lava le mani non prendendo mai il toro per le corna. La nuova Amministrazione regionale dia il buon esempio assumendo decisioni chiare e nell’interesse collettivo. I soldi pubblici sperperati sono sottratti ai calabresi che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Da piccole azioni concrete si vedrà se il nuovo governo regionale – chiosa il sindacato – vuole veramente cambiare le cose».

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