VIDEO | Ad una settimana dalla gita scolastica finita in tragedia in migliaia si sono radunati nel suo nome per una messa nella chiesetta di campagna che la ragazza frequentava
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Hanno sfidato la pioggia ma alla fine le hanno tenute accese le fiaccole per Denise Galatà. Ad una settimana dalla tragica gita costata la vita alla studentessa del liceo di Polistena, la gente della contrada dove la 18enne viveva – nelle campagne di Rizziconi – non ha rinunciato al ricordo collettivo. Prima un breve corteo, snodatosi tra la casa della famiglia Galatà e la chiesetta frequentata dalla ragazza, poi una messa officiata da don Nino La Rocca. Molto partecipata la funzione, c’erano tanti compagni di scuola e genitori, che hanno recato delle rose bianche ai piedi della effige della vittima posta su una base di legno dove campeggiava anche una poesia a lei dedicata.
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Ai superstiti della tragedia si sono rivolti tanto il parroco, quanto il cugino di Denise – Antonino Napoli, un seminarista che in questi giorni ha rappresentato le intenzioni della famiglia – esortando i ragazzi ad affrontare gli imminenti esami di maturità «con la forza che la vostra amica vi sta dando». Toccante riferimento, alla presenza di papà Michelino e mamma Barbara - che assieme al figlio Domenico e nonna Antonietta hanno partecipato alla fiaccolato e alla messa – in un contesto reso complicato dall’ormai definitiva frattura tra il lutto collettivo e la dirigenza scolastica. Nella casa dei Galatà continua a farsi notare l’assenza del manifesto mortuario della scuola polistenese, tra i tanti che ancora adornano con ampia partecipazione ferale l’abitazione, mentre si continua a ripetere che «è la preghiera» l’occasione che ancora fa radunare le persone.
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I giorni trascorsi, però, restituiscono alcune certezze – come quella relativa al viaggio quotidiano che i carabinieri di Castrovillari stanno affrontando per interrogare nuovamente chi ha partecipato alla gita – e un sospetto che qualche genitore rivela al cronista, circa il racconto che il proprio figlio gli ha fatto, ovvero che sulle sponde del fiume Lao – nelle stesse ore del dramma – ci sarebbe stata un’altra scuola calabrese, che però nel turno precedente a quello della scolaresca polistenese avrebbe rifiutato di fare la prevista escursione in ragione dell’allerta meteo scattata.