«Il Ferragosto per noi ristoratori rappresenta il lavoro. Speriamo che ci sia gente. Noi abbiamo già diverse prenotazioni perché le persone vogliono tornare alla normalità e a quella socialità che in questi ultimi tempi hanno dovuto sacrificare. Lavoriamo all’aperto e siamo impegnati a mantenere le distanze tra i tavoli ma chi opera al chiuso deve assolvere all’obbligo di controllare il green pass, svolgendo un compito che è dello Stato. Noi abbiamo solo il desiderio di tornare a lavorare come prima», così il ristoratore reggino Giuseppe Iannò commenta i recenti obblighi che riguardano la sua categoria mentre, con le aspettative che il frangente storico consente, si prepara al Ferragosto.

Tavoli all’aperto

«Diversi tavoli prenotati anche per la giornata di Ferragosto. Avendo la fortuna di disporre di un ampio spazio all’aperto, la nostra attenzione è rivolta al rispetto del distanziamento e all’applicazione del criterio della rotazione per evitare assembramenti. Adesso lavoriamo fuori ma abbiamo anche un locale al chiuso e se in autunno, come credo, dovremo ancora chiedere il green pass, ci atterremo anche a questa indicazione come abbiamo sempre fatto nelle circostanze in cui abbiamo dovuto osservare le altre restrizioni. Credo sia un obbligo a tutela di tutti e sono certo che i nostri clienti non avranno problemi ad esibirlo», ha spiegato il ristoratore Domenico Bellantonio.

Prenotazioni perse

Chi può contare su molti posti all’aperto dovrà, dunque, attenzionare il distanziamento ma chi non può rinunciare a quelli al chiuso dovrà tenere conto dell’obbligo del controllo del green pass, con tutte le incertezze ancora legate anche ai riscontri in caso di palese discordanza tra identità effettiva e quella associata alla certificazione validata.

«Abbiamo pochi posti all’interno e con l’allestimento di una piccola pedana fuori ne abbiamo recuperati altri all'aperto. Quindi al momento della prenotazione, per migliorare l’organizzazione, io già chiedo informazioni alle persone circa il possesso del green pass per proporre tavoli al chiuso e all’aperto o solo all’aperto, nella misura in cui siano disponibili. Stiamo notando che molti non hanno la certificazione e quindi, anche per questa ragione, stiamo lavorando soprattutto fuori e quando finiscono i posti e le persone ci dicono di non essere vaccinate, allora noi ci ritroviamo a perdere quei clienti. Questo fattore, infatti, non ci consente di accogliere tutte le richieste di prenotazione. Tante ne abbiamo già perse e tante ne perderemo ancora. L’attività di controllo, oltre a generare un pò di imbarazzo, ci rallenta. Ci rendiamo, però, conto di dover fare anche noi la nostra parte anche se non siamo controllori ma ristoratori. Abbiamo sempre rispettato le regole e continueremo a farlo, sperando che questa restrizione davvero serva a prevenire un’altra chiusura in autunno», ha commentato la ristoratrice reggina Lavinia Delfino.

Una regola la cui osservanza sta incidendo anche in termini di guadagno. «Molti sono disturbati dalla richiesta del green pass e a noi sembra di invadere la loro privacy. Ma è ciò che dobbiamo fare anche se non mancano le contraddizioni. C’è anche da dire che se non avessimo i tavoli fuori non potremmo compensare le perdite legate alla mancata esibizione della certificazione che impedisce di far sostare le persone all’interno», ha spiegato il ristoratore Demetrio Modafferi.

E il prossimo autunno?

Le nuove restrizioni comportano certamente un aggravio organizzativo ed anche avventurosi e imprevedibili confronti con i clienti. C’è, tuttavia, la consapevolezza che trattasi di regole che potrebbero evitare nuove chiusure, specie nei mesi in cui lavorare all’aperto, senza l’obbligo di controllare il green pass, se i contagi dovessero aumentare, non sarebbe più possibile.

«Rispetto al Ferragosto, trovandoci in centro città ed essendo le persone più richiamate dalle spiagge e dal mare, non siamo interessati dal rischio di assembramenti. Il mio locale si sviluppa soprattutto verso l’esterno e quindi in questa stagione non ci sono, comunque, grandi criticità. È capitato di vivere qualche istante di disagio al momento della richiesta della certificazione, in caso di persone che dovessero sedersi dentro, ma lo abbiamo affrontato e superato abbastanza bene. Se questa restrizione può servire ad incentivare la vaccinazione, allora va bene così. Per ora, comunque, procediamo e lo faremo almeno finché potremo lavorare all’aperto. Poi vedremo come si evolverà la situazione», ha concluso la ristoratrice reggina, Roberta Malavenda.