Femminicidi, Calabria maglia nera: è al secondo posto in Italia

VIDEO | I dati snocciolati in occasione di un convegno a Reggio Calabria. La percezione del fenomeno è allarmante: ben il 31 per cento dei calabresi considera accettabile la violenza nella coppia

di Redazione
17 dicembre 2019
19:13

La Calabria è la seconda regione d’Italia per numero di femminicidi. Il 31% dei calabresi ritiene accettabile la violenza nella coppia, almeno in alcune circostanze, rispetto alla media italiana del 25%. Solo il 13,8% indirizzerebbe una donna che ha subito violenza ai centri antiviolenza, mentre la media italiana è del 20,4% ed ancora che solo lo 0,3% le suggerirebbe di chiamare il numero verde 1522, a differenza del 2% della media italiana. Infine, i calabresi suggeriscono di denunciare l'autore della violenza meno di quanto fanno nel resto del Paese. Questi dati fotografati dall’Istat, che ha rivelato dati allarmanti sulla violenza in Calabria. Il rapporto è stato presentato ieri pomeriggio, nella sala Calipari di palazzo Campanella a Reggio Calabria presentati grazie al lavoro svolto dalla docente dell'Unical Giovanna Vingelli ed dal rappresentante dell'Istat Domenico Tebala.

I dati sul femminicidio

C’erano Mario Nasone e Giovanna Cusumano, nell’ordine coordinatore e vice coordinatore dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, organismo voluto dal consiglio regionale come strumento per approfondire la conoscenza di questa vera e propria emergenza sociale in Calabria. Presente il presidente del consiglio regionale Nicola Irto. Emblematica, in apertura, la scioccante lettera di Maria Antonietta Rositani, la donna che, nel marzo scorso, fu data alle fiamme dall’ex marito e che, da mesi, vive la sua battaglia per la vita in un letto dell’ospedale di Bari. Un messaggio di coraggio e di speranza per le calabresi, ma anche di denuncia sull’attuale situazione. «In questa legislatura – afferma Irto - abbiamo fatto una legge regionale che ha creato l’osservatorio sulla violenza di genere, questo organo è composto da professionisti nel settore e dai rappresentanti del mondo associativo calabrese dei centri antiviolenza. Oggi l’osservatorio arriva la primo rapporto, a fine legislatura, un documento che io reputo estremamente positivo perché finalmente, l’osservatorio, insieme alle altre associazione dello stato è riuscito a racchiudere, non solo le statistiche, ma anche i casi avvenuti nella nostra regione, una dato importante che ci consentirà anche di operare in maniera propositiva, facendo proposte di legge al parlamento nazionale».


Le donne sono le più colpite

Nasone ha sottolineato che «Per la prima volta in Calabria viene fotografato il fenomeno della violenza sulle donne: un lavoro che non è mai stato fatto ma che verrà approfondito. Il ringraziamento va alla professoressa Vinigelli di Cosenza e Tebala dell’Istat. Abbiamo cercato di capire la consistenza del fenomeno in Calabria. Il dato più preoccupante ci dice che il 38% degli omicidi che avvengono in Calabria sono omicidi di donne quindi femminicidi. Le donne sono uno degli obiettivi più colpiti dalla violenza che in Calabria è molto diffusa. Triste record quello della seconda regione d’Italia come numero di femminicidi». A questo si accompagna una «situazione di debolezza sia sul campo politico istituzionale, abbiamo diversi centri antiviolenza che però non riescono a coprire il territorio regionale, la locride e la Piana di Gioia Tauro sono completamente sprovviste di centri accreditati e i centri che operano sono sempre economicamente precari».

Femminicidio e piano culturale

Gli altri problemi riguardano il piano culturale: «Dalla ricerca emerge che il 31% dei calabresi ritiene che la violenza sia giustificabile. Un dato peggiore di questo nazionale, del 21% e già preoccupante. Il che significa che è presente un substrato di violenza di arretratezza di poco rispetto della dona che è molto diffuso». Come porre rimedio dunque? «Serve che le istituzioni facciano la loro parte soprattutto con investimenti anche economici e dall’altro sul piano educativo perché questa mentalità si può sdradicare lavorando con i giovani e cominciando dalle scuole per l’infanzia e, da questo punto di vista, stiamo portando avanti alcune esperienze importanti».

 

Gabriella Lax

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