Fatture milionarie pagate due volte a uno studio privato, nuova bufera sull’Asp di Reggio

VIDEO | La Guardia di finanza ha sequestrato beni per oltre 4 milioni di euro a una clinica di Siderno e al suo rappresentante legale che avrebbero ottenuto il doppio pagamento nonostante i crediti fossero stati ceduti a terzi o già riscossi. La truffa posta in essere attraverso false attestazioni e grazie alle maglie larghe dei controlli da parte dell’Azienda sanitaria. In totale sono 13 le persone coinvolte, compresi dirigenti e funzionari pubblici

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di Redazione
23 maggio 2019
10:28
Guardia di finanza
Guardia di finanza

Beni mobili e immobili, per un valore complessivo di oltre 4 milioni di euro, sono stati sequestrati dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale, Procura della Repubblica, al rappresentante legale di una clinica privata di Siderno (Reggio Calabria), denunciato per falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato. Il provvedimento emesso dal Gip, richiesto dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto procuratore della Repubblica Marika Mastrapasqua, è  scaturito da indagini condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Reggio Calabria  dalle quali sarebbe emersa una duplicazione di pagamenti, per oltre 4 milioni di euro, corrisposti dall’Azienda sanitaria provinciale reggina a favore di uno studio radiologico privato, operante nel settore dell’erogazione di prestazioni diagnostiche (Tac, Rmn, Rx) ai pazienti in convenzione con il Servizio sanitario nazionale.

Le indagini della Guardia di finanza

Le indagini si sono concentrate sul dettagliato esame di un accordo transattivo concluso nel 2015 tra l’Ente pubblico ed il privato fornitore, con il quale è stato disposto il pagamento, a tale ultimo, della complessiva somma di  7.974.219,16 euro (di cui  5.822.024,33 euro per sorte capitale, 2.054.056,57 euro per interessi di mora, nonché  98.138,26 euro per spese legali, contributi unificati e spese di registrazione) per crediti pregressi, presuntivamente vantati dallo stesso, poiché non ancora riscossi. A fronte di tale credito venivano esibite dalla parte numerose fatture – asseritamente non pagate – per ciascuna delle quali i militari hanno effettuato i dovuti riscontri. Le Fiamme Gialle reggine hanno proceduto ad una dettagliata analisi di tutti i richiamati documenti contabili verificando, sulla base della documentazione acquisita sia nei competenti uffici dell’Asp che al privato imprenditore, se gli stessi documenti fossero stati esibiti in altre procedure di pagamento.


È stato così accertato che quota parte del credito attestato nel richiamato atto transattivo del 2015 – e di cui veniva richiesto il pagamento – in realtà era già in precedenza stato: ceduto a società di factoring mediante 31 contratti (tra atti pubblici e scritture private) siglati nel periodo 2005/2015; reclamato con numerosi decreti ingiuntivi presentati contro l’Asp reggina dalla clinica privata innanzi al Tribunale di Reggio Calabria a partire dal 2004, ed era stato fatto oggetto di diverse sentenze di condanna al pagamento emesse tra il 2013 e il 2014 dalla stessa Autorità Giudiziaria.

Il doppio pagamento effettuato dall’Asp

Dopo due anni di dettagliati accertamenti contabili, i finanzieri hanno attestato il doppio pagamento effettuato dall’Ente sanitario a favore della società, delle medesime, identiche fatture già liquidate in precedenza, per un ammontare complessivamente pari a circa 4 milioni di euro, di cui quasi 3 milioni di euro di sorte capitale, cui si aggiunge un ulteriore milione di euro a titolo di interessi.  Crediti questi che, sebbene già estinti in quanto riscossi nel corso del tempo (come detto tramite il meccanismo della cessione degli stessi a diverse società di “factoring” o la riscossione mediante procedure esecutive) sono stati, viceversa, utilizzati di nuovo dallo studio radiologico per ottenerne, per la seconda volta, il relativo pagamento.

Le false dichiarazioni del rappresentante dello studio privato

La truffa è stata posta in essere, tra l’altro, mediante una serie di false dichiarazioni prodotte dal rappresentante legale dello studio privato all’atto della stipula, alla fine di febbraio 2015, della transazione da otto milioni di euro, il quale: attestava di non aver mai ricevuto le somme, neanche parzialmente, portate dai procedimenti oggetto di transazione; precisava che le stesse, inoltre non sono mai state oggetto né di cessioni di credito né di assegnazione presso istituti di credito. Tutto ciò in completa assenza dei dovuti controlli e riscontri contabili aziendali da parte dell’Ente pubblico. A conclusione delle articolate indagini sopra riepilogate, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha emesso apposita informazione di garanzia in relazione ai reati Falsità ideologica aggravata commessa dal privato in atto pubblico”, “Truffa aggravata ai danni dello Stato” e per l’illecito amministrativo dipendente dal reato di truffa aggravata nei confronti, rispettivamente, del rappresentante legale e dello studio radiologico.

 

12 persone indagate

L'avviso è stato notificato anche ad altre dodici persone, responsabili, a vario titolo, dei reati di “Rapporto di causalità”, “Errore determinato dall’altrui inganno”, “Concorso di persone nel reato”, “Falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici”.

Tra gli indagati figurano anche il referente dell’Advisor contabile (società incaricata dal 2009 della ricognizione dei debiti pregressi del comparto sanitario calabrese), i funzionari Asp componenti del gruppo di lavoro appositamente costituito per la gestione dei ritardi nei pagamenti dei debiti Asp fino al 2012, nonché i responsabili protempore dei competenti Uffici dell’Asp, i quali hanno: omesso di esercitare i controlli di competenza degli uffici cui erano preposti e di rilevare che le somme oggetto della suddetta transazione erano in realtà già state incassate in precedenza all’esito di procedure esecutive definitive; posto in essere atti diretti in modo non equivoco – inducendo in errore il direttore generale protempore dell’Asp circa la fondatezza del credito vantato nei confronti dell’Ente Pubblico dall’istituto privato – a commettere il reato di truffa, che ha procurato a quest’ultimo l’ingiusto profitto e relativo danno per l’Asp di Reggio Calabria.

 

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