L'imputato sentito dal pm della Dda di Catanzaro. Il tentato omicidio risale al 2004 e sarebbe da inquadrare quale risposta all'uccisione del figlio del boss “Bella bella”
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Nel processo denominato “Bianco e nero” oggi è stata la volta di Pino De Rose, vittima nel 2004 di un tentato omicidio deciso dal clan “Bruni-zingari”, in quanto aveva partecipato al delitto di Francesco Bruni junior, figlio del boss “Bella bella”, eliminato dagli italiani in Sila. De Rose, per questo assassinio, è stato condannato in via definitiva quale concorrente anomalo. Il fatto avvenne nel centro storico di Cosenza.
In udienza, davanti al tribunale collegiale di Cosenza (presidente Carmen Ciarcia; giudici a latere Francesca Familiari e Francesco Luigi Branda), la Dda di Catanzaro, rappresentata dal pm Veronica Calcagno, ha incalzato De Rose, ricostruendo insieme a lui il delitto contestato a Daniele Lamanna, Fabrizio Poddighe (entrambi già condannati in abbreviato), Carlo Lamanna, Francesco Ripepi, Giovanni Abruzzese (in qualità di mandante) e Massimo Greco (ritenuto il presunto armiere della cosca “Bruni” di Cosenza).
La testimonianza di De Rose
De Rose durante il racconto ha ricordato quei momenti, evidenziando come prima degli spari sentì delle offese che provenivano da un’auto. Poi il fruscio e il ferimento con una pistola, mentre il suo aguzzino, verosimilmente Poddighe, si avvicinava verso di lui per “finirlo”. Tuttavia, De Rose, nonostante il colpo subito, riuscì a scappare e strappare il fucile, rivelatosi scarico, dalle mani del killer. Grazie all’aiuto di un passante, riuscì ad arrivare in ospedale (con il fucile in mano), creando attimi di tensione. Specificò di essere stato vittima di un agguato, ma nel corso della sua testimonianza ha chiarito che non si è mai posto la domanda sul perché qualcuno avesse deciso di ucciderlo.
Acquisiti inoltre alcuni verbali di persone che hanno partecipato alle indagini, mentre altri saranno sentiti nell’udienza fissata il 19 maggio 2022. A giudizio ci sono Francesco Ripepi, Massimo Greco, Giovanni Abruzzese, Francesco Tundis, Carlo Lamanna, Francesco Patitucci, Mario Piromallo, Giuseppe Bartucci, Maurizio Rango, il carabiniere in servizio presso il Comando provinciale di Cosenza, Roberto Iorio, Antonio Fusinato, Leonardo Bevilacqua e Riccardo Garofalo. Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, gli avvocati Giorgia Greco, Marcello Manna, Luigi Gullo, Paolo Pisani, Antonio Quintieri, Giuseppe Lanzino, Matteo Cristiani, Luca Acciardi e Pasquale Marzocchi.